“Siamo grati dell’attenzione che ci è stata riservata ma vogliamo che passi un messaggio chiaro…”. Ha inizio così la lunga lettera, affidata al legale Marco Femminella, di Nathan e Catherine, i genitori che vivevano con i loro figli nella cosiddetta casa del bosco nel Chietino. I due hanno deciso di chiarire la loro posizione e puntare l’attenzione su ciò che c’è di più importante: il bene dei loro figli, come riportato da Thesocialpost.it.
La vicenda della famiglia nel bosco: la lettera dei genitori
Ogni decisione presa negli ultimi mesi, compreso il trasferimento “in questa straordinaria Terra che ci ha accolti”, sarebbe stata motivata unicamente dal desiderio di preservare l’equilibrio dei loro tre bambini. “Sono stati, sono e saranno il baricentro unico e indiscusso del nostro cammino”, dichiarano. C’è poi un fattore che i due genitori definiscono decisivo: la barriera linguistica, che avrebbe reso tutto più difficile. “La difficoltà nel parlare e comprendere la lingua italiana, in particolare i tecnicismi legati agli aspetti giuridici, ha certamente costituito un problema enorme nella possibilità di interloquire correttamente”, spiegano.
La vicenda della famiglia nel bosco, le parole dei genitori e la barriera linguistica
“Solo due giorni fa, e per la prima volta, siamo stati posti nella condizione di leggere in lingua inglese la ordinanza che è stata emessa e quindi di comprenderla nella sua interezza”. In questa frase emerge tutto il senso di smarrimento provato dalla coppia, che lascia intendere come la mancanza di una traduzione chiara e tempestiva abbia inciso in qualche modo sulla loro capacità di difendersi e di rispondere pertinentemente alle richieste delle autorità. La loro lettera vuole essere chiarimento e appello, un invito a giudicare la storia non attraverso filtri, ma riconoscendo l’intenzione profonda che li ha mossi fin dall’inizio: proteggere i figli, custodirli, amarli. E questo, ribadiscono, resta il centro di ogni scelta.