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Gaza, l'accusa dell'Onu: "Fame come crimine di guerra"

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L'Onu ha pubblicato un rapporto mostrando come la carestia generata a Gaza possa essere equiparabile ad un crimine di guerra

Continuano gli appelli delle Nazioni Unite sulla crisi umanitaria che la guerra ha provocato nella Striscia di Gaza.

Gaza, l’accusa dell’Onu

Il rapporto arriva pochi giorni dopo la decisione di Netanyahu di non consentire più l’accesso ai camion dell’Unrwa carichi di rifornimenti. Volker Türk, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha rilasciato un’intervista alla BBC, in cui accusava Israele di sfruttare la fame come arma di guerra. L’Alto rappresentante Onu ha condannato gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, ma ha anche dichiarato che nessuna parte coinvolta nel conflitto dovrebbe sottrarsi alla responsabilità delle proprie azioni, prima fra tutte il tentativo di negare gli aiuti a persone innocenti che rischiano la vita ogni giorno. “Tutti i miei colleghi umanitari continuano a dirci che c’è molta burocrazia. Ci sono ostacoli. Israele è da biasimare in modo significativo” ha spiegato.

La reazione di Tel Aviv

In risposta alle affermazioni di Türk il ministro dell’Economia israeliano, Nir Barkat, ha definito le accuse “una totale assurdità, una cosa totalmente irresponsabile da dire“. Intanto il primo ministro Benjamin Netanyahu ha fatto un paso indietro in merito alla decisione di cancellare l’incontro tra la delegazione israeliana e quella statunitense. L’ufficio del premier ha infatti ha comunicato alla Casa Bianca di voler riprogrammare il vertice, per parlare della situazione a Rafah.

Tajani: “Lavoriamo per un obiettivo difficile”

Siamo favorevoli come governo all’interruzione dei combattimenti per la liberazione degli ostaggi e l’ingresso degli aiuti” ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani ai microfoni di Sky Tg24. Il vice premier ha inoltre evidenziato “l’impegno italiano nel progetto Food for Gaza, attraverso il quale saranno stanziati altri 20 milioni, per contribuire via terra e via mare a far arrivare beni alimentari alla popolazione civile. Lavoriamo per un obiettivo difficile, ma non dobbiamo demordere: quello di due Stati che si riconoscono e la pace. Dobbiamo lavorare per la stabilità, che è obiettivo di Israele e del popolo palestinese“.