Con la ratifica dell’accordo da parte del governo israeliano, entra ufficialmente in vigore il cessate il fuoco a Gaza. La decisione segna un punto di svolta nel conflitto, ma anche l’inizio di una fase delicata, in cui la tenuta della tregua dipenderà dall’impegno delle parti e dal ruolo della diplomazia internazionale.
Gaza, Israele approva l’accordo: entra in vigore il cessate il fuoco
Il governo israeliano ha approvato l’intesa che segna l’avvio del piano di pace per Gaza, frutto della mediazione statunitense. Come riportato da The Times of Israel, il documento prevede il rilascio di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas in cambio di circa 2.000 prigionieri palestinesi e di un ritiro parziale delle forze israeliane, che manterranno il controllo su circa il 53% del territorio della Striscia. La “finestra di 72 ore” per la liberazione degli ostaggi inizierà dopo il riposizionamento delle truppe.
La decisione è stata approvata a maggioranza dal governo Netanyahu, con la sola opposizione dei ministri dell’ultradestra dei partiti Sionista Religioso e Otzma Yehudit. Alla riunione hanno partecipato anche gli inviati del presidente americano Donald Trump, Witkoff e Kushner. Trump, commentando l’accordo, ha affermato:
“Abbiamo messo fine alla guerra, penso che porterà a una pace durevole”, annunciando il suo imminente viaggio in Medio Oriente per partecipare alla cerimonia ufficiale.
L’intesa, considerata come un “primo concreto passo avanti” nel piano di pace statunitense, sarà monitorata da una task force internazionale con militari di Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia, mentre lo US Central Command istituirà un centro di coordinamento per garantire assistenza umanitaria e sicurezza a Gaza.
Tensione a Gaza nonostante il cessate il fuoco
Nelle ore successive alla ratifica dell’accordo tra Israele e Hamas, che ha formalmente introdotto la prima fase del cessate il fuoco, sono stati segnalati nuovi attacchi nella Striscia di Gaza. Secondo quanto riportato da Al Jazeera e dall’agenzia palestinese Wafa, aerei israeliani avrebbero colpito l’area di Khan Younis, mentre elicotteri dell’IDF avrebbero preso di mira un sito a est di Gaza City, dove sarebbero stati uditi anche colpi di artiglieria. La Protezione civile di Gaza, citata da Al Jazeera, aveva già invitato la popolazione a evitare le zone di confine fino all’annuncio ufficiale dell’inizio del ritiro delle truppe israeliane.
In parallelo, The Times of Israel ha riferito della morte di un soldato riservista dell’esercito israeliano, ucciso da un cecchino di Hamas nella città di Gaza. L’attacco, avvenuto poco dopo la firma dell’intesa in Egitto per la liberazione degli ostaggi, è avvenuto quando la tregua non era ancora effettiva.
Fonti militari hanno spiegato che un raid israeliano nel quartiere Sabra di Gaza City ha colpito una presunta cellula di Hamas che, secondo l’IDF, “rappresentava una minaccia immediata per le truppe sul terreno”. L’agenzia di Protezione civile di Gaza ha denunciato il crollo di un edificio con decine di persone intrappolate. Hamas ha definito l’attacco “un massacro atroce”, accusando Israele di “crimini sistematici contro civili indifesi”.