Gianfranco Vissani: “Certo, cucinerò per Mario Draghi”

Gianfranco Vissani presente al sit in a Città della Pieve: “Certo, cucinerò per Mario Draghi. Cucineremo lì per lui, andiamo e vediamo che succede”

Gianfranco Vissani lo ha detto a chiare lettere ad Adnkronos: “Certo, cucinerò per Draghi”.

Le riaperture per invocare le quali era stata organizzata in origine non hanno infatti fermato la protesta dei ristoratori umbri davanti alla villa del premier. Questo anche se oggi assumono una connotazione più vicina all’appello per non dimenticare una categoria che alla lotta per consentire alla stessa di esercitare la sua attività. Dal 26 aprile e numeri permettendo anche l’Umbria potrebbe rivedere i suoi ristoranti aperti, ma il rebus delle condizioni di riapertura continua a tenere i ristoratori della regione col fiato sospeso, le casse vuote e le scadenze erariali imminenti. 

Vissani: “Cucinerò per Draghi, forse lenticchie”

Ecco perché lo chef Vissani, che a suo tempo era stato durissimo con il governo in tema di aiuti codiv, non ha avuto dubbi nel precisare che oggi ci sarà. E ha detto: “Certo che andrò, lo avevo detto. Cucineremo lì per lui, andiamo e vediamo che succede. Io mi sono portato qualche cosa, potrei fare lo qualcosina con lo zafferano, visto che Città della Pieve è famosa anche per questo.

Forse una zuppa di lenticchie. Alle 11.30 saremo lì”.  Vissani sarà dunque presente oggi al sit-in di protesta di alcuni imprenditori del settore enogastronomico. L’evento all’esterno della villa di Mario Draghi, a Città della Pieve

L’adunata suonata da Simone Ciccotti

E l’evento in questione era stato organizzato a metà mese da Simone Ciccotti, chef dell’Antica Trattoria San Lorenzo. Ciccotti aveva motivato così quella scelta nata da un passaparola fra addetti ai lavori e rivolgendosi idealmente a Draghi proprio nelle ore in cui decideva sulle riaperture :  “Le faremo assaggiare i nostri piatti con le eccellenze della nostra terra.

La inviteremo a provare il frutto del nostro lavoro e quello dei nostri amici produttori: presidente, dobbiamo ripartire. Ci permetta di ritornare a vivere del nostro lavoro o sarà troppo tardi”.