Dopo anni di tensioni, bombardamenti e negoziati segreti, una svolta storica sembra profilarsi in Medio Oriente. Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo che segna l’inizio della “prima fase” del piano di pace promosso dal presidente statunitense Donald Trump, volto a porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza e a garantire la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri.
L’intesa, mediata da Qatar, Egitto e Turchia, dovrebbe essere formalmente firmata nelle prossime ore al Cairo, aprendo la strada a un cessate il fuoco e a un progressivo ritiro delle truppe israeliane.
Trump atteso in Medio Oriente: “Una nuova era di stabilità per Gaza”
L’accordo arriva a due anni dall’inizio della campagna militare israeliana contro Hamas, seguita all’attacco del 7 ottobre 2023, e rappresenta il primo concreto passo verso la fine del conflitto.
Donald Trump, principale artefice dell’accordo, è atteso in Medio Oriente nel fine settimana, con una possibile visita in Israele e un intervento alla Knesset, su invito del primo ministro Netanyahu.
“Andrò in Medio Oriente penso, forse sabato sera o domenica“. Lo ha detto Donald Trump ad una tavola rotonda sul gruppo ‘Antifa’.
Il presidente statunitense ha dichiarato a Fox News che “gli ostaggi torneranno lunedì” e che gli Stati Uniti saranno “coinvolti nell’aiutarli a raggiungere il successo e a mantenere la pace”, esprimendo fiducia nel fatto che l’intesa possa aprire “una nuova era di stabilità in Medio Oriente”. Secondo fonti della Casa Bianca, Washington monitorerà da vicino la fase di attuazione, pronta a facilitare ulteriori negoziati per consolidare il cessate il fuoco e favorire un processo di pace stabile.
Le reazioni internazionali sono state ampiamente positive: il premier britannico Keir Starmer ha parlato di “un momento di profondo sollievo che sarà avvertito in tutto il mondo”, mentre il presidente israeliano Isaac Herzog ha definito l’intesa “una mattina di notizie storiche e importanti”, lodando “l’incredibile leadership” di Trump e affermando che il presidente americano “merita il Premio Nobel per la Pace per questo”.
A Gaza, intanto, la popolazione ha accolto l’annuncio con manifestazioni di gioia, mentre le famiglie degli ostaggi hanno inviato videomessaggi di ringraziamento al presidente statunitense, sperando che “con l’aiuto di Dio, tutti possano tornare a casa”.
Guerra a Gaza, Trump annuncia l’accordo sulla prima fase: oggi la firma
Israele e Hamas hanno siglato un’intesa che segna l’avvio della prima fase del piano di pace volto a fermare i combattimenti e a consentire la liberazione di almeno venti ostaggi ancora in vita. L’accordo, raggiunto grazie alla mediazione di Qatar, Egitto e Turchia, prevede il ritiro graduale delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e lo scambio di prigionieri palestinesi con i sequestrati israeliani, da completare entro 72 ore dall’attuazione del piano.
Nonostante l’annuncio dell’intesa, la notte è stata ancora segnata da forti bombardamenti nella zona occidentale di Gaza City e nei quartieri di Shati e Sabra. Testimoni locali riferiscono di esplosioni e raid aerei contro obiettivi ritenuti strategici di Hamas, mentre le autorità palestinesi parlano di nuove vittime e feriti. Fonti militari israeliane hanno definito le operazioni “azioni di contenimento” in attesa dell’attuazione ufficiale del cessate il fuoco, prevista dopo la firma dell’accordo.
La firma ufficiale è prevista per oggi al Cairo alle 12, 11 in Italia, mentre fonti diplomatiche israeliane confermano che il premier Benjamin Netanyahu ha convocato il parlamento per ratificare il testo e ha avuto un colloquio telefonico con Trump per coordinare le fasi successive.
La Casa Bianca ha precisato che il ritiro delle forze israeliane avverrà in meno di 24 ore dalla ratifica e che la liberazione degli ostaggi potrebbe iniziare già nel fine settimana.
Hamas, in una dichiarazione ufficiale, ha definito l’accordo “la fine della guerra a Gaza, il ritiro dell’Idf, l’ingresso di aiuti e lo scambio di prigionieri, dopo negoziati responsabili e seri condotti insieme alle fazioni”, ringraziando i mediatori regionali e il presidente americano per gli sforzi “storici e senza precedenti” che hanno reso possibile l’intesa.