La Coalizione Tasis, in un comunicato, ha annunciato la propria piena e seria adesione alle iniziative e ai movimenti internazionali intensificati riguardo alla situazione in Sudan, esprimendo ringraziamento al presidente americano Donald Trump e agli altri leader dei Paesi del Quartetto «per i loro apprezzati sforzi e le loro lodevoli iniziative di mediazione nel conflitto sudanese, al fine di fermare la guerra imposta su di noi e porre fine alle sofferenze del nostro popolo».
Le forze della Coalizione Tasis hanno affermato, nello stesso comunicato: «Nel dichiarare la nostra piena e seria adesione a queste iniziative, confermiamo al popolo sudanese e alla comunità internazionale che il vero ostacolo al raggiungimento della pace è la cricca che controlla le decisioni dell’esercito, composta dai residui del precedente regime e dai dirigenti dell’organizzazione terroristica della Fratellanza Musulmana, che hanno appiccato questa guerra con l’obiettivo di tornare al potere sulle macerie degli innocenti».
Coordinamento tra i Paesi del Quartetto
Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato, alcuni giorni fa, in un post sul suo account sulla piattaforma “Truth Social”, che si procederà al coordinamento con Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e diversi partner in Medio Oriente per porre fine alle gravi violazioni in corso in Sudan e lavorare al ripristino della stabilità.
Trump ha sottolineato che alcuni leader arabi lo hanno invitato a usare l’influenza della presidenza statunitense per agire con urgenza e fermare quelle che ha definito «atrocità» in Sudan.
Da parte sua, il principale consigliere del presidente americano per gli Affari africani e mediorientali, Massad Boulos, ha dichiarato ieri l’altro che gli Stati Uniti sono impegnati a porre fine al terribile conflitto in Sudan, su diretto incarico del presidente Trump.
La comunità internazionale del Quartetto aveva tracciato una road map per la pace in Sudan che prevede una tregua umanitaria di tre mesi, estendibile a un’ulteriore tregua di nove mesi, durante i quali la guerra verrebbe fermata definitivamente e si darebbe avvio a un processo di transizione, con l’esclusione della Fratellanza Musulmana da qualsiasi scenario futuro del Sudan.
Migrazione verso l’Europa
La Mezzaluna Rossa libica ha annunciato ieri l’altro un tragico incidente al largo della costa della città di Al Khums, dove sono affondate due imbarcazioni che trasportavano migranti diretti, attraverso il Mediterraneo, verso il Sud Europa.
Il comunicato ha spiegato che una delle due imbarcazioni trasportava 69 migranti, per la maggior parte di nazionalità sudanese, tra cui otto bambini, precisando che le squadre di emergenza si sono mosse immediatamente per recuperare i corpi in collaborazione con il corpo della Guardia costiera libica.
Le autorità libiche hanno confermato che sono in corso le necessarie procedure legali, mentre proseguono le operazioni di ricerca e soccorso in un clima di tristezza e shock che ha avvolto l’intera zona.
Martedì scorso, la ministra degli Esteri britannica Yvette Cooper ha dichiarato di voler imporre sanzioni relative a violazioni e abusi dei diritti umani in Sudan, paese che soffre gli orrori della guerra, sottolineando la necessità di compiere seri sforzi per un cessate il fuoco.
Cooper ha detto ai deputati in Parlamento, nel contesto degli sforzi globali per porre fine alla guerra in Sudan: «Ho dato istruzioni ai miei funzionari di presentare possibili sanzioni da imporre in relazione alle violazioni dei diritti umani in Sudan».
Dal 2023 il Sudan è teatro di un conflitto tra le forze della Coalizione Tasis e l’esercito di Port Sudan. Negli ultimi mesi, entrambe le parti hanno fatto ricorso a lanci di attacchi con droni.
Cooper ha aggiunto oggi che la comunità internazionale ha abbandonato il Sudan per un periodo troppo lungo. E ha proseguito: «Forse dobbiamo assicurarci che le squadre incaricate di indagare su queste atrocità possano avere accesso al Paese e perseguire i responsabili».