> > Healthcare tedesco in Italia, tra investimenti triplicati e criticità

Healthcare tedesco in Italia, tra investimenti triplicati e criticità

Roma, 21 nov. (askanews) – Le imprese del settore farmaceutico e dei dispositivi medici a capitale tedesco confermano il proprio ruolo di pilastro strategico per la crescita e la sostenibilità del sistema healthcare italiano. Con un valore della produzione di quasi 5,4

miliardi di euro nel 2023 (pari a circa l’8% del totale nazionale) e oltre 9.000 occupati diretti, queste aziende rappresentano un modello virtuoso di integrazione industriale, innovazione tecnologica e collaborazione tra Italia e Germania.

“É una presenza importante, noi siamo qui con le nostre aziende da oltre 100 anni, tante aziende da 40, 50, 100 anni, quindi c’è un’occupazione molto stretta, un ecosistema unico in cui tedeschi e italiani lavorano insieme, fornitori, italiani per i tedeschi e vicerversa”, ha affermato Christian Poehlking, gruppo Healtcare AHK Italien e cfo and Administration director Boehringer Ingelheim Italy.

I dati del nuovo studio “L’impatto delle imprese healthcare a capitale tedesco in Italia”, realizzato

da AHK Italien – Camera di Commercio Italo Germanica – e Luiss Business School, con il supporto di Bayer, Boehringer Ingelheim, B. Braun, Fresenius Kabi e Merck, sono stati presentati nel corso di una tavola rotonda a Villa Almone, residenza dell’Ambasciatore tedesco in Italia Thomas Bagger.

Secondo lo studio, l’impatto economico complessivo dell’industria healthcare tedesca in Italia ha raggiunto nel 2023 circa 2,9 miliardi di euro, con un moltiplicatore pari a 2,9 euro per ogni euro di valore aggiunto e oltre 14.000 unità lavorative attivate lungo la filiera. Ma ci sono delle criticità:

“Le criticità sono le solite del nostro Paese, e cioè un sistema burocratico e di regolamentazione eccessivo, eccessivo semplicemente in comparazione a quello che si trova in altri paesi europei”, ha affermato il prof. Matteo Caroli, Associate Dean for Sustainability and Impact Luiss Business School.

Per liberare davvero il potenziale di crescita del settore – con le imprese a capitale tedesco che tra il 2000 e il 2024 hanno realizzato oltre 260 milioni di euro di investimenti annui medi, di cui circa il 55% destinato alla ricerca e sviluppo – lo studio invita a guardare alla spesa sanitaria come leva industriale, a semplificare norme e ridefinire il budgeting.

“È migliorabile? Sì, perché noi siamo in una competizione ormai globale, ci sono i cinesi, gli americani, altre aziende in altri paesi che crescono. Dobbiamo stare attenti alla nostra competitività in Italia e in Europa, guardare a concetti come payback, clawback, il finanziamento pubblico delle imprese”, ha sottolineato Poehlking.

“Alcuni passi positivi sono stati fatti, in particolari in questi ultimissimi anni”, ha spiegato Caroli. “Ma c’è un problema di competitività dell’Europa e dentro l’Europa un problema di rafforzare l’attrattività del nostro Paese, dell’Italia”, ha concluso.