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Indagine del Tajikistan sulla morte di un ragazzo in una scuola russa: nuovi sviluppi e implicazioni

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Il Tajikistan richiede giustizia per la morte di un bambino a Mosca, mentre la Russia si impegna a condurre un'indagine approfondita.

Un tragico evento ha scosso la comunità scolastica russa la scorsa settimana, portando alla morte di un bambino di 10 anni, Kobiljon Aliyev, in un’istituzione educativa nei pressi di Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso le sue condoglianze al presidente tajiko Emomali Rahmon, descrivendo l’incidente come un atto di terrorismo.

Il fatto è avvenuto martedì scorso, quando un ragazzo di 15 anni ha aggredito un guardiano di sicurezza e poi ha inferto un colpo mortale a Kobiljon durante un attacco all’Uspenskaya Secondary School. Questo drammatico episodio ha sollevato interrogativi sulla sicurezza nelle scuole e sulla motivazione dell’aggressore.

La reazione del Tajikistan

Immediatamente dopo l’incidente, il Ministero degli Esteri del Tajikistan ha convocato l’ambasciatore russo a Dushanbe, esprimendo preoccupazione per la natura dell’attacco e suggerendo che potesse essere motivato da odio etnico. Il governo tajiko ha chiesto un’indagine imparziale per fare luce su quanto accaduto.

Dettagli sull’aggressore

Le autorità russe non hanno ancora confermato ufficialmente il movente, ma alcune fonti hanno rivelato che sul telefono del sospetto sono state trovate immagini e citazioni estremiste, insieme a riferimenti a organizzazioni di destra e agli attacchi avvenuti nel 2019 nelle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda. Questo ha sollevato timori su un possibile clima di radicalizzazione tra i giovani.

Impegni e indagini

Nel corso di un incontro tra Putin e Rahmon a San Pietroburgo, il presidente russo ha garantito che l’indagine sarebbe stata condotta a fondo, promettendo che chiunque fosse ritenuto responsabile sarebbe stato punito secondo la legge. Putin ha sottolineato che crimini di tale gravità, specialmente quelli che colpiscono i bambini, sono particolarmente orribili e hanno lasciato un segno profondo.

Le indagini in corso

Rahmon ha descritto la morte del giovane come un evento inaspettato e ha annunciato che le autorità tajike hanno avviato un’inchiesta parallela. Putin ha assicurato che gli investigatori russi manterranno informati i colleghi tajiki sugli sviluppi del caso.

Nei giorni successivi, alcuni canali di informazione su Telegram, legati ai servizi di sicurezza russi, hanno diffuso video e immagini che il presunto aggressore avrebbe registrato durante l’attacco. In uno di questi video, il giovane minaccia un gruppo di alunni di quarta elementare, chiedendo loro informazioni sulla loro etnia, un ulteriore indizio sulla possibile matrice dell’aggressione.

La madre della vittima, secondo quanto riportato, lavorava come bidella presso la stessa scuola, aggiungendo un ulteriore strato di tragicità a questa già drammatica situazione. I legami familiari e comunitari rendono la perdita ancora più difficile da affrontare per i compagni di classe e per l’intera comunità.

La richiesta di un’indagine completa da parte del Tajikistan evidenzia l’importanza di affrontare questioni di sicurezza e tolleranza nelle scuole, in particolare in un contesto di crescente preoccupazione per l’odio etnico e la radicalizzazione giovanile. La comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi di questo caso, sperando che si giunga a una risoluzione giusta e che simili tragici eventi possano essere prevenuti in futuro.