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Israele e la Cisgiordania: La Nuova Frontiera degli Insediamenti Occupati

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La recente approvazione di nuovi insediamenti da parte di Israele genera forti preoccupazioni riguardo alla possibilità di un futuro stato palestinese.

Il governo israeliano ha recentemente autorizzato la costruzione di 19 nuovi insediamenti nella Cisgiordania occupata. Questa decisione, approvata dal cabinet di sicurezza, rappresenta un passo significativo per il governo di destra guidato da Benjamin Netanyahu, il quale mira a ostacolare la formazione di uno stato palestinese autonomo.

Secondo le dichiarazioni di Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, l’espansione degli insediamenti nel corso del tempo ha raggiunto livelli record, con un incremento annuale di circa 12.815 unità abitative registrato dal 2017 al 2025.

Il contesto degli insediamenti israeliani

Sotto il governo attuale, il numero totale di insediamenti e avamposti nella Cisgiordania e a Gerusalemme Est è aumentato di quasi il 50%, passando da 141 nel 2017 a 210 attualmente. È importante notare che un avamposto viene costruito senza autorizzazione governativa, mentre un insediamento è ufficialmente riconosciuto dallo stato israeliano. Circa il 10% della popolazione ebraica di Israele risiede in queste aree, considerate illegali secondo il diritto internazionale.

L’ubicazione degli insediamenti

Le nuove costruzioni si estendono su tutto il territorio della Cisgiordania, che ospita più di tre milioni di palestinesi. Le aree più colpite includono le province da Jenin a Hebron, con particolare attenzione a villaggi palestinesi densamente popolati come Duma, Jalud, Qusra e al-Lubban Asharqiya. Il gruppo di monitoraggio Peace Now ha identificato anche altre località nel governatorato di Salfit e nei pressi di Betlemme e Gerico.

Le conseguenze della costruzione degli insediamenti

L’espansione degli insediamenti non solo complica ulteriormente la questione della sovranità palestinese, ma contribuisce anche a una riedificazione dell’occupazione, costringendo i palestinesi a lasciare le loro terre. Le strade israeliane, accessibili solo agli ebrei, collegano gli insediamenti, mentre i palestinesi affrontano blocchi e controlli di sicurezza che rendono difficili i loro spostamenti quotidiani.

Il sistema legale duale

In aggiunta, Israele ha istituito un sistema legale duale in cui i palestinesi vengono processati in tribunali militari, mentre i crimini commessi dai coloni sono trattati da tribunali civili. Questo crea una disparità significativa nella giustizia e nella protezione dei diritti umani, aggravando ulteriormente la situazione. Tra le approvazioni recenti ci sono insediamenti a Ganim e Kadim, che erano stati smantellati nel 2005 come parte del piano di disengagement di Ariel Sharon. Cinque dei 19 nuovi insediamenti erano già presenti ma non avevano ricevuto prima il riconoscimento legale.

Il futuro della questione palestinese

Israele esercita un controllo significativo sulla maggior parte della Cisgiordania e su Gerusalemme Est, regioni che i palestinesi considerano parte del loro futuro stato, insieme a Gaza. Israele ha conquistato questi territori nel conflitto del 1967 e ha successivamente annesso Gerusalemme Est, che i palestinesi vedono come la loro capitale.

Le reazioni internazionali

La recente approvazione degli insediamenti avviene in un contesto in cui gli Stati Uniti stanno cercando di mediare una tregua a Gaza, dopo un lungo conflitto che ha causato la morte di oltre 70.000 palestinesi. Tuttavia, le critiche internazionali verso l’operato di Israele si fanno sempre più forti, con il Segretario Generale dell’ONU che ha denunciato l’espansione di insediamenti come un fattore che alimenta le tensioni e rende difficile la creazione di uno stato palestinese indipendente.

La situazione in Cisgiordania si complica ulteriormente con l’approvazione di nuovi insediamenti, ponendo serie domande sul futuro della questione palestinese e sulla possibilità di una soluzione a due stati. Le recenti azioni del governo israeliano, accompagnate da un aumento della violenza dei coloni, rappresentano una sfida significativa per la comunità internazionale e per i palestinesi che aspirano alla libertà e all’autodeterminazione.