Johnson & Johnson, che fine ha fatto l’unico vaccino anti-Covid monodose?

Il vaccino anti-Covid Johnson & Johnson sembra essere scomparso dalla circolazione rispetto ai “rivali” Pfizer/BioNTech e Moderna. Cosa è successo?

In materia di vaccini anti-Covid, il vaccino Johnson & Johnson sembra essere scomparso dalla circolazione rispetto ai “rivali” Pfizer/BioNTech e Moderna.

Cosa è successo?

Johnson & Johnson, che fine ha fatto l’unico vaccino anti-Covid monodose?

A partire dalla fine del 2021, la multinazionale americana Johnson & Johnson ha deciso di sospendere la produzione del vaccino monodose sintetizzato contro il coronavirus presso lo stabilimento di Leiden, nei Paesi Bassi. La decisione di chiudere il principale stabilimento dedicato alla produzione del siero è legata alle difficoltà incontrate dalla multinazionale rispetto alla vendita del prodotto in Occidente.

Difficoltà non incontrate, invece, dalle concorrenti Pfizer/BioNTech e Moderna.

Il vaccino Johnson & Johnson, unico monodose nel panorama dei sieri sviluppati contro il SARS-CoV-2 e basato su un virus (Adenovirus 26) al pari di AstraZeneca, aveva dimostrato nei test clinici di avere un’efficacia del 66% nel prevenire i sintomi dell’infezione e dell’85% rispetto alla prevenzione delle forme gravi della malattia. Nonostante i risultati positivi, tuttavia, questi sono apparsi sin da subito meno promettenti dei vaccini a mRNA.

Inoltre, dopo la sua autorizzazione, il siero anti-Covid J&J ha dovuto affrontare problemi simili a quelli che hanno caratterizzato l’utilizzo di AstraZeneca.

In alcuni casi, infatti, il vaccino Johnson & Johnson poteva causare problemi circolatori gravi, con annessa formazione di coaguli e rischio di trombosi. Per questo motivo, le autorità sanitarie dei Paesi europei e degli Stati Uniti d’America hanno deciso di ridurre l’uso del vaccino, limitandolo in alcuni casi a specifiche fasce d’età considerate meno a rischio.

J&J in Italia e le limitazioni internazionali per rischio trombosi

In Italia, alla fine di aprile 2021, si è deciso di destinare il vaccino Johnson & Johnson ai cittadini over 60, riproponendo quanto già deciso con AstraZeneca.

Nel Paese, in cui le forniture del siero J&J sono comunque state particolarmente basse, sono state inoculate circa 1,8 milioni di dosi dall’inizio della campagna vaccinale. Un simile dato risulta essere estremamente basso se confrontato con i circa 90 milioni di dosi di vaccino Pfizer/BioNTech e gli oltre 25 milioni di dosi di Moderna somministrate.

Alla fine del 2021, poi, la situazione per il vaccino J&J è ulteriormente peggiorata non solo in Italia ma anche in altri Paesi quando le autorità sanitarie statunitensi hanno raccomandato l’uso dei vaccini a mRNA. La distribuzione del vaccino Johnson & Johnson, quindi, si è infine quasi totalmente arrestata.

Protestando contro i dubbi sollevati contro il siero anti-Covid, gli scienziati che hanno lavorato alla creazione del prodotto e i dirigenti di J&J hanno spiegato che il loro prodotto potrebbe rivelarsi più efficace sul medio-lungo periodo per quanto riguarda la durata della protezione.

Simili affermazioni derivano dai dati raccolti negli anni rispetto ad altri vaccini con adenovirus. Dati sulla lunga durata, invece, non sono disponibili per i vaccini a mRNA che esistono sul mercato da un tempo estremamente breve.

Inoltre, gli addetti ai lavori hanno sottolineato che il vaccino J&J può essere conservato in modo più semplice rispetto ai rivali Pfizer e Moderna che necessitano di potenti congelatori. Per questo motivo, J&J è una soluzione ideale per i Paesi più poveri e in via di sviluppo.

Programma COVAX e distribuzione del vaccino Johnson & Johnson nei Paesi più poveri

Secondo quanto rivelato dalla multinazionale statunitense, J&J non è riuscita a rispettare i livelli di produzione previsti. Nel 2021, aveva previsto di consegnare oltre un miliardo di dosi di vaccino ma ne ha distribuite soltanto 400 milioni.

Dopo il blocco in Occidente, inoltre, J&J ha risposto alla necessità di indirizzare dosi di vaccino anti-Covid ai Paesi più poveri e, aderendo al programma COVAX, aveva promesso di inviare circa 200 milioni di dosi entro la fine del 2021.

In totale, la società ha inviato appena 4 milioni di dosi, spingendo i responsabili di COVAX a lavorare a opzioni alternative con altri produttori.