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Il corpo di Luca Sinigaglia non tornerà in Italia: sospese le operazioni sul Pik Pobeda

Luca Sinigaglia

Tempesta di neve, altitudini estreme e burocrazia fermano il recupero del corpo di Luca Sinigaglia sul Pik Pobeda. Ecco i motivi.

La missione per recuperare il corpo di Luca Sinigaglia, l’alpinista italiano morto sul Pik Pobeda, è stata sospesa. Dopo giorni di tentativi in condizioni estreme, le autorità locali hanno deciso di interrompere le operazioni, rendendo impossibile il rientro del corpo in Italia. La vicenda, segnata da coraggio e difficoltà straordinarie, lascia l’intera comunità alpinistica in attesa di risposte.

La missione di recupero di Luca Sinigaglia annullata

Le operazioni per recuperare il corpo dell’alpinista italiano Luca Sinigaglia sono state definitivamente sospese. A riferirlo è stato Agostino Da Polenza, alpinista e organizzatore di spedizioni, spiegando che le autorità kirghise, dichiarando ufficialmente la morte della collega russa Natalia Nagovitsyna, hanno ritenuto superfluo l’intervento del team internazionale di soccorso.

Luca Sinigaglia, 49 anni di Melzo, è deceduto lo scorso 15 agosto durante il tentativo di assistere la collega Natalia Nagovitsyna sul Pik Pobeda, nella zona di confine tra Kirghizistan e Cina. L’alpinista russa, immobilizzata da una frattura a una gamba, era rimasta bloccata in condizioni estreme a 7.100 metri di quota, con temperature rigidissime e venti tempestosi, fino al decesso attribuito a ipotermia e mancanza di ossigeno.

Ostacoli burocratici e meteorologici fermano le ricerche

Le ricerche del corpo di Sinigaglia, già sospese a causa di una tempesta di neve con punte notturne di -30°C, sono state ulteriormente bloccate da ragioni burocratiche. Il ministero delle Emergenze del Kirghizistan ha revocato il permesso di volo concesso alla squadra di soccorso composta dai capitani piloti Manuel Munari e Marco Sottile e dalla guida alpina Michele Cucchi. La squadra, dopo essersi trasferita al campo base di Karkara con un elicottero H125 partito da Bishkek, è stata costretta a far rientro nella capitale e successivamente tornerà in Italia, senza poter recuperare la salma dell’alpinista milanese, rimasto a 6.800 metri di quota.

 

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