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L'UE esplora soluzioni legali per superare l'opposizione dell'Ungheria ai fondi russi

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L'Unione Europea sta sviluppando un piano per eludere il veto dell'Ungheria riguardo ai beni russi destinati agli aiuti per l'Ucraina.

Di fronte all’opposizione dell’Ungheria, l’Unione Europea (UE) sta elaborando strategie per sbloccare 140 miliardi di euro in beni russi sequestrati, destinati a sostenere l’Ucraina. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è posizionato come un significativo ostacolo a questo aiuto finanziario, ma la Commissione Europea ritiene di poter aggirare il suo veto modificando il processo decisionale.

In genere, iniziative di tale portata richiedono il consenso tra i 27 Stati membri dell’UE, conferendo a Orbán un potere unico per bloccare il piano. La sua storia di resistenza alle sanzioni contro la Russia complica ulteriormente la situazione, spingendo gli esperti legali dell’UE a esplorare alternative che consentirebbero l’approvazione del proposto “Prestito di Riparazione” con una maggioranza qualificata.

Manovre legali e dinamiche politiche

Secondo fonti vicine alle discussioni, la Commissione Europea si affida a un insieme di conclusioni emerse da un incontro del Consiglio Europeo tenutosi il 19 dicembre dell’anno precedente. Durante tale incontro, tutti i leader dell’UE, incluso Orbán, hanno raggiunto un consenso che affermava: “I beni della Russia dovrebbero rimanere immobilizzati fino a quando la Russia non cessa la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e non la risarcisce per i danni causati da questa guerra.” Questa dichiarazione è stata storicamente interpretata come un’istruzione a mantenere congelati questi beni, principalmente presso la banca Euroclear in Belgio, consentendo però di utilizzare gli interessi maturati per la difesa dell’Ucraina.

Modifica del requisito di consenso

La nuova interpretazione della Commissione suggerisce che questa dichiarazione potrebbe costituire la base legale necessaria per passare da un requisito di unanimità a una maggioranza qualificata per il processo decisionale. Tuttavia, questo cambiamento dipenderebbe dal raccogliere un sostegno sostanziale da parte della maggior parte dei paesi dell’UE, il che potrebbe rivelarsi difficile. Una nota di un alto funzionario della Commissione ha sottolineato che tale transizione richiederebbe un accordo politico di alto livello tra molti capi di Stato o di governo dell’UE.

Ottenere questo consenso più ampio è complicato dalla presenza di altri paesi favorevoli alla Russia, come la Slovacchia. Inoltre, il Belgio ha espresso preoccupazioni che il tentativo dell’UE di utilizzare i beni congelati della Russia potrebbe comportare ripercussioni legali per le sue istituzioni finanziarie, in particolare Euroclear, che gestisce tali beni.

Il dilemma belga

Il primo ministro belga Bart De Wever ha espresso apertamente le sue preoccupazioni, indicando che l’idea di appropriarsi dei fondi russi lasciando i rischi legali al Belgio è insostenibile. Ha dichiarato con fermezza: “Prendere i soldi di Putin e lasciare i rischi a noi. Questo non accadrà, sia chiaro.” Sebbene il Belgio sia generalmente favorevole a misure contro la Russia, le preoccupazioni riguardo alle implicazioni per la stabilità finanziaria nazionale rimangono un ostacolo significativo.

Per alleviare queste preoccupazioni, altri paesi dell’UE potrebbero dover intervenire per fornire garanzie, sostituendo potenzialmente i beni di Euroclear con IOU garantiti congiuntamente. Questo approccio mira a rassicurare il Belgio, pur facilitando il flusso di fondi verso l’Ucraina.

Discussioni in arrivo e manovre politiche

Con un incontro dei leader dell’UE programmato a Copenaghen la prossima settimana, le discussioni attorno al Prestito di Riparazione sono destinate ad intensificarsi. Sebbene non vengano prese decisioni formali durante questo incontro, esso è considerato un’opportunità critica per costruire supporto contro Orbán. Un diplomatico dell’UE ha osservato: “L’obiettivo a Copenaghen è raccogliere un sufficiente sostegno da altri paesi per isolare Orbán.” La situazione rimane precaria, poiché le opinioni tra gli Stati membri variano ampiamente.

Germania, Spagna, Polonia e diverse nazioni baltiche si sono affermate come forti sostenitrici della strategia della Commissione. Al contrario, Francia e Italia hanno precedentemente espresso cautela riguardo a qualsiasi approccio non convenzionale per sfruttare i beni statali immobilizzati.

Preoccupazioni sui precedenti legali

La maggior parte dei beni russi è stata congelata presso Euroclear dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022. Questi beni, in gran parte investiti in obbligazioni governative occidentali, si sono trasformati in contante, ora detenuto in un conto di deposito presso la Banca Centrale Europea. Sebbene l’UE abbia già considerato l’utilizzo di questi beni congelati, tali iniziative hanno incontrato sostanziale opposizione politica.

In genere, iniziative di tale portata richiedono il consenso tra i 27 Stati membri dell’UE, conferendo a Orbán un potere unico per bloccare il piano. La sua storia di resistenza alle sanzioni contro la Russia complica ulteriormente la situazione, spingendo gli esperti legali dell’UE a esplorare alternative che consentirebbero l’approvazione del proposto “Prestito di Riparazione” con una maggioranza qualificata.0

In genere, iniziative di tale portata richiedono il consenso tra i 27 Stati membri dell’UE, conferendo a Orbán un potere unico per bloccare il piano. La sua storia di resistenza alle sanzioni contro la Russia complica ulteriormente la situazione, spingendo gli esperti legali dell’UE a esplorare alternative che consentirebbero l’approvazione del proposto “Prestito di Riparazione” con una maggioranza qualificata.1