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Giorgia Venturini, minacciata la giornalista di Fanpage: la testa di un capretto mozzata come avvertimento

Giorgia Venturini, minacciata la giornalista di Fanpage: la testa di un capretto mozzata come avvertimento

Giornalista Fanpage minacciata con macabro avvertimento: cosa sappiamo sull’atto mafioso

Il 10 settembre scorso, davanti all’abitazione della giornalista Giorgia Venturini di Fanpage.it, è stato recapitato un messaggio tanto chiaro quanto agghiacciante: la testa mozzata di un capretto, chiusa in un sacco nero insieme alla pelle scuoiata dell’animale. Un atto intimidatorio di matrice mafiosa, inequivocabile nel suo significato, che ha immediatamente attivato la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano.

Venturini, che da anni si occupa di criminalità organizzata ed è laureata in sociologia delle organizzazioni criminali, ha sporto denuncia ai carabinieri subito dopo il ritrovamento. Le indagini, dopo una prima fase, sono passate direttamente nelle mani della DDA. La procura ha predisposto un sistema di vigilanza sia presso la redazione milanese di Fanpage sia presso l’abitazione della giornalista, riconoscendo la gravità e la specificità del gesto.

Giorgia Venturini, minacciata la giornalista di Fanpage: un avvertimento mafioso senza ambiguità

Gli inquirenti non hanno dubbi: la testa di capretto mozzata, con la pelle scuoiata ad accompagnarla, non è un macabro scherzo né il frutto di un atto vandalico. È un messaggio di matrice mafiosa, che nel linguaggio criminale significa “stai zitta o ti facciamo la pelle”.

Questi atti intimidatori sono purtroppo frequenti in alcune regioni del Sud Italia, dove le organizzazioni criminali hanno radici più profonde, ma risultano meno usuali in Lombardia. Il fatto che un simile messaggio sia comparso davanti alla casa della giornalista conferma quanto la criminalità organizzata non conosca confini geografici e quanto percepisca come pericoloso il lavoro giornalistico di inchiesta.

Confidential e le indagini sulla strage di Capaci

L’episodio si inserisce in un contesto preciso: Giorgia Venturini è co-conduttrice di Confidential, il format investigativo lanciato da Fanpage e condotto dall’ex direttore Francesco Piccinini. Ogni lunedì sera, alle 22, il programma affronta temi delicati legati alla criminalità organizzata.

Dalla scorsa estate, Confidential ha indagato sulla vera storia della strage di Capaci, approfondendo le zone d’ombra dietro l’attentato che nel 1992 costò la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e agli uomini della scorta. L’atto intimidatorio nei confronti della giornalista è avvenuto a pochi giorni dalla diretta prevista per il 15 settembre, costringendo la redazione a rinviare la puntata per motivi organizzativi.

Fanpage ha scelto inizialmente di mantenere il riserbo sull’accaduto, per lasciare spazio alle prime indagini, ma ha poi ritenuto fondamentale dare testimonianza pubblica. Perché il silenzio sarebbe equivalso a normalizzare una minaccia che, invece, va raccontata e denunciata.

Giorgia Venturini: la testimonianza e il coraggio

Nonostante la paura, Giorgia Venturini non si è fermata. Anzi, stasera sarà regolarmente al suo posto, nella nuova puntata di Confidential, per raccontare quanto accaduto e riflettere con i colleghi sul senso e sulla gravità di queste intimidazioni. La scelta di andare avanti rappresenta un atto di coraggio e un messaggio potente: la voce del giornalismo libero non può essere soffocata dalla violenza.

La stessa redazione di Fanpage ha sottolineato come l’atto intimidatorio non colpisca soltanto una singola giornalista, ma l’intera comunità di chi fa informazione e di chi cerca la verità. Colpire una penna significa colpire il diritto di tutti i cittadini a essere informati.

Giornalisti sotto attacco: un problema nazionale

Questi gesti ricordano quanto sia difficile, in Italia, occuparsi di criminalità organizzata in maniera libera e indipendente. E riportano alla memoria il sacrificio di tanti professionisti – da Peppino Impastato a Giuseppe Fava – che hanno pagato con la vita il loro impegno per la verità.

Secondo l’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione, ogni anno in Italia centinaia di giornalisti subiscono minacce, querele temerarie o pressioni di vario tipo. Le mafie, in particolare, continuano a utilizzare intimidazioni simboliche come incendi, danneggiamenti o messaggi macabri, per cercare di spegnere la voce di chi racconta il loro potere.

La testa di capretto lasciata davanti casa di Venturini non è quindi solo una minaccia personale, ma un segnale all’intera categoria. Non a caso, proprio le mafie sanno che il giornalismo investigativo, con la sua capacità di fare luce dove c’è oscurità, è tra i principali ostacoli al loro potere.