> > Malattie infiammatorie croniche intestinali, studi promuovono guselkumab

Malattie infiammatorie croniche intestinali, studi promuovono guselkumab

default featured image 3 1200x900

Roma, 27 mag. (Adnkronos Salute) - Guselkumab, il primo anticorpo monoclonale completamente umano diretto selettivamente contro la subunità p19 dell'IL-23, si è dimostrato una terapia efficace e sicura sia nella colite ulcerosa sia nella malattia di Crohn. E' quanto emerge da...

Roma, 27 mag. (Adnkronos Salute) – Guselkumab, il primo anticorpo monoclonale completamente umano diretto selettivamente contro la subunità p19 dell'IL-23, si è dimostrato una terapia efficace e sicura sia nella colite ulcerosa sia nella malattia di Crohn. E' quanto emerge da tre studi registrativi (Quasar e Galaxi 2 e 3) sul trattamento di colite ulcerosa e malattia di Crohn, presentati da Johnson & Johnson in occasione della Digestive Disease Week di Washington. Lo comunica Johnson & Johnson in una nota.

Lo studio Quasar – si legge – ha dimostrato che guselkumab è efficace e sicuro in pazienti adulti con colite ulcerosa da moderata a severa in fase attiva. Negli studi Galaxi 2 e 3, il trattamento con guselkumab in pazienti adulti con malattia di Crohn attiva da moderata a severa ha raggiunto gli endpoint co-primari rispetto al placebo, stabilendo nuovi elevati standard di efficacia nel trattamento della malattia.

Il farmaco – ricorda J&J – è già disponibile nel nostro Paese per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa in pazienti adulti candidabili ad una terapia sistemica, e dell'artrite psoriasica attiva in pazienti adulti che hanno avuto una risposta inadeguata o che hanno mostrato intolleranza a una precedente terapia con farmaci antireumatici modificanti la malattia.

Lo studio di mantenimento di fase 3 Quasarm, randomizzato, in doppio cieco – dettaglia la nota – ha valutato due diversi regimi di trattamento con guselkumab per via sottocutanea in pazienti adulti con colite ulcerosa da moderata a severa: 100 mg ogni 8 settimane (q8w) e 200 mg ogni 4 settimane (q4w). Secondo i dati presentati al congresso, in entrambi i gruppi di trattamento con guselkumab sono stati raggiunti sia l'endpoint primario dello studio, cioè la remissione clinica alla settimana 44, sia tutti e 9 gli endpoint secondari maggiori, con elevata significatività statistica e miglioramenti clinicamente rilevanti. Alla settimana 44, il 45,2% dei pazienti che hanno ricevuto guselkumab 100 mg per via sottocutanea e il 50% dei pazienti che hanno ricevuto guselkumab 200 mg per via sottocutanea hanno raggiunto la remissione clinica (un parametro rigoroso, che comprende valutazione clinica ed endoscopica), rispetto al 18,9% che hanno ricevuto il placebo. Non sono stati osservati nuovi rischi per la sicurezza rispetto al profilo di guselkumab già noto dalle indicazioni approvate.

Gli studi Galaxi 2 e 3 sono due studi di fase 3 di 48 settimane dal disegno sperimentale identico, che hanno valutato invece l'efficacia e la sicurezza di guselkumab, rispetto al placebo e ustekinumab, in pazienti adulti con malattia di Crohn da moderata a severa che avessero fallito o fossero intolleranti alla terapia convenzionale (immunosoppressori o corticosteroidi) biologica (antagonisti del Tnf o vedolizumab). Per entrambi gli studi è stato adottato un disegno treat-through, nel quale i pazienti nei bracci di trattamento attivo hanno continuato ad assumere la terapia alla quale erano stati inizialmente randomizzati, indipendentemente dalla risposta clinica alla settimana 12, fatta eccezione per il gruppo di non-responder del braccio placebo, che è passato al trattamento con ustekinumab in cieco. In ciascuno dei due studi, gli endpoint co-primari erano la risposta clinica alla settimana 12 e la remissione clinica alla settimana 48 e la risposta clinica alla settimana 12 e la risposta endoscopica alla settimana 48, mettendo a confronto ciascun regime di dosaggio con il placebo.

I due regimi di dosaggio di guselkumab testati (200 mg come dose di induzione per via endovenosa alle settimane 0, 4 e 8, seguiti da 100 mg per via sottocutanea ogni 8 settimane o 200 mg s.c. ogni 4 settimane) hanno soddisfatto gli endpoint co-primari rispetto al placebo in entrambi gli studi, stabilendo così un nuovo standard altamente rigoroso per l'efficacia nel trattamento della malattia di Crohn. Ogni regime di dosaggio di guselkumab è stato confrontato con il placebo e, alla settimana 48, entrambi hanno portato a differenze statisticamente e clinicamente significative in termini di efficacia rispetto a ustekinumab su più endpoint endoscopici.

"I risultati di questi studi – commenta Silvio Danese, direttore dell'Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell'Irccs Ospedale San Raffaele e professore ordinario di Gastroenterologia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – sono incoraggianti per tutti coloro che continuano a sperimentare i sintomi persistenti e debilitanti delle malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici). Guselkumab si è dimostrato una terapia promettente, potenzialmente capace di indurre una rapida e sostenuta efficacia e di portare a una remissione duratura, sia nella colite ulcerosa sia nella malattia di Crohn, grazie al suo meccanismo d'azione mirato all'IL-23. L'efficacia dimostrata da questa molecola in termini di remissione della malattia e di miglioramento clinico rappresenta il tipo di progresso che ci aspettiamo dallo sviluppo di nuovi trattamenti per le Mici sia in linee precoci, sia in linee più avanzate".

A maggio 2024 – riporta la nota – J&J ha presentato all'Agenzia europea dei medicinali (Ema) una richiesta di estensione di indicazione per guselkumab nel trattamento di pazienti adulti con malattia di Crohn e colite ulcerosa da moderate a severe. Inoltre, a marzo dello stesso anno l'azienda ha presentato una richiesta di licenza biologica supplementare alla Fda per ottenere l'approvazione di guselkumab per il trattamento di adulti con colite ulcerosa da moderata a severa.

In Europa sono quasi 2 milioni le persone che convivono quotidianamente con i sintomi persistenti e debilitanti della malattia di Crohn. A questi si aggiungono gli oltre 2 milioni di pazienti con colite ulcerosa. "E' da lì che nasce il nostro impegno nel portare avanti la ricerca nel campo delle Mici, con l'obiettivo di migliorare gli standard di cura, garantendo una continua evoluzione delle soluzioni terapeutiche – chiosa Ludovic de Beaucoudrey, Senior Director, Therapeutic Area Lead, Immunology, Johnson & Johnson Innovative Medicine – Il nostro programma Galaxi di fase 3 comprende due rigorosi studi indipendenti che dimostrano il potenziale di guselkumab per le persone con malattia di Crohn da moderata a severa, dove ci sono ancora notevoli bisogni insoddisfatti. Allo stesso modo, lo studio di mantenimento di fase 3 Quasar risponde alla necessità di offrire nuove opzioni terapeutiche ai pazienti che affrontano le sfide della colite ulcerosa".