Gli M5S non eletti che il movimento ha assunto al ministero

Il movimento pentastellato trova lavoro ai suoi non eletti. Dopo il flop alle urne, sono tanti gli esponenti del M5S che ancora vivono in politica

“Non è un sacrificio tagliarsi lo stipendio come facciamo noi, io guadagno 3 mila euro al mese e ci faccio una vita da nababbo”, erano state le parole di Alessandro Di Battista.

Tuttavia, i portavoce del M5S otterrebbero un guadagno nettamente più cospicuo. Le buste paga degli onorevoli grillini vantano cifre considerevoli. Immediata la polemica: da Casalino allo stesso Luigi Di Maio, che riceverebbe sul suo conto corrente 7.620 al mese e non i 3000 di cui si vanta pubblicamente. Alessandro Di Battista guadagnerebbe 5.462 euro al mese. Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza Rai, al netto di entrare ed uscite riceve 6.888 euro al mese.

Tuttavia, sulle spalle dei pentastellati grava una nuova accusa. Senatori, ex onorevoli ed esponenti di vario titolo bocciati alle urne avrebbero comunque trovato un posto di lavoro tra le fila del movimento. Dal flop durante le elezioni all’ottenimento di ruoli prestigiosi (e con stipendi a sei cifre): capo di gabinetto, segretari particolari e sottosegretari.

Il M5S trova lavoro ai suoi bocciati

Adesso che la composizione del governo Conte e degli staff dei ministeri è quasi completata, si scoprono diversi ex onorevoli e senatori bocciati alle urne ma a cui è stato riservato un posto d’eccezione nei palazzi romani.

Non si tratta di una prassi illecita o illegale. Tuttavia, suona contraddittoria se ad applicarla è un partito sulle critiche alla Casta ha costruito le sue fortune.

C’è Bruno Marton, senatore del Movimento nella scorsa legislatura. Arrivato terzo nelle ultime elezioni nel seggio di Sesto San Giovanni alle porte di Milano, a salvarlo è stata la poltrona di segretario particolare del sottosegretario con delega all’editoria Vito Crimi. Stipendio annuale lordo: 73.400 euro, fino alla fine dell’attuale governo.

Come lui anche Giorgio Sorial, già deputato e arrivato terzo all’uninominale di Brescia lo scorso 4 marzo. Per lui è spuntato un posto da Vice capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo economico retto dal suo capo di partito Luigi Di Maio.

Stipendio di 110 mila euro, ma con contratto annuale. Spesa curiosa se non inutile, considerando che nello staff di Di Maio ci sono già altri due vice capo di gabinetto.

Ancora più fortunato è stato Michele Dell’Orco: deputato della precedente legislatura, non ha ottenuto la riconferma nel plurinominale di Modena e Ferrara. Oggi però è sottosegretario alle infrastrutture. Non ha neanche provato a candidarsi invece Luigi Gaetti, ex senatore del Movimento 5 Stelle e ora sottosegretario agli interni con delega all’antimafia. Gaetti, infatti, ha già usufruito dei due mandati concessi dal codice di comportamento dei 5 Stelle: uno proprio a Palazzo Madama e l’altro quando era consigliere comunale per la Lega nord.

Alle obiezioni sul suo incarico di governo ha risposto che, trattandosi di un incarico non elettivo, questo non viola codici e statuti pentastellati.