Boccia: "Situazione ricoveri non allarme rosso, ma criteri non cambiano"

Francesco Boccia, ascoltato dalla Commissione parlamentare, dichiara: "Un lockdown nazionale non è più riproponibile", ma "i parametri non cambiano".

Il ministro Francesco Boccia è intervenuto alla Commissione parlamentare per le questioni regionali sui rapporti tra lo Stato e le Regioni alla luce delle ultime evoluzioni dell’emergenza coronavirus: le Regioni chiedono una semplificazione dei parametri, ma Boccia precisa che “sono gli stessi su cui la cabina di regia ha lavorato da maggio a oggi e continuerà a farlo”.

Sulla questione è intervenuto anche il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, secondo il quale i 21 indicatori per le fasce di rischio non devono essere semplificati. Per Miozzo il problema risiede nella “capacità da parte delle Regioni di riscontrare i dati”.

Ai governatori il ministro Boccia ha detto: I parametri non cambiano, non possiamo politicizzarli”. E tracciando l’attuale andamento dell’emergenza sanitaria, ha aggiunto: “La situazione ricoveri non è da allarme rosso” e il lockdown nazionale oggi non è più riproponibile perché a marzo e aprile non c’era nulla”.

Il ministro Boccia sulla seconda ondata

“La rete sanitaria sta reggendo, sia sulle terapie intensive sia sui posti di area medica. È evidente che le reti sanitarie stanno tenendo grazie al lavoro straordinario degli operatori e al potenziamento che c’è stato”, ha dichiarato il ministro per gli Affari regionali e le autonomie.

I parametri riguardanti i posti occupati in area medica e in terapia intensivanon sono l’allarme rosso di marzo, aprile, maggio. L’allarme è diventato la trincea fuori dagli ospedali, che in molti casi è stata travolta dal numero dei contagiati: le reti sanitarie esterne, la pressione sui Pronto Soccorso e su alcune aree metropolitane”, ha aggiunto il ministro Boccia in audizione davanti alla Commissione parlamentare.

“Nella prima ondata, concentrata in alcune province e in 6-7 Regioni e con un numero di contagiati molto più basso, siamo arrivati al picco più alto con circa 67mila ricoverati Covid in area medica.

Si è curato in ospedale quasi il 45% dei contagiati”, ha spiegato Boccia. Nella seconda ondata, “in questa fase che possiamo considerare di picco”, si contano “35mila ricoverati in area medica, spalmati in tutto il territorio nazionale”. Quindi ha ribadito: “Mentre oggi il 94% dei contagiati si cura a casa e il 4/5% in ospedale, nella prima ondata il 45% dei contagiati si curava in ospedale”. La scorsa primavera, inoltre, “il 12/13/14% finiva in terapia intensiva”.

Nelle ultime settimane, invece, “lo 0,7/0,8%”. “Facciamo tamponi che sono dieci volte quelli che facevamo a marzo-aprile”, ha anche ricordato il ministro Boccia.

Boccia, parametri invariati

“I 21 indicatori sono necessari, sono a tutela della salute di tutti noi, ha tenuto a sottolineare il ministro Boccia in risposta ai governatori di Regione desiderosi di un cambiamento. Sulla proposta da parte delle Regioni di ridurre il numero dei criteri, Boccia ha commentato: “Se la cabina di regia accerterà che si possono fare delle modifiche, si faranno.

Ma quello che non dobbiamo fare è politicizzare gli indicatori. Ci deve essere una valutazione oggettiva. Lo spirito è garantire sempre l’oggettività dei numeri”.

Il modello che prevede la divisione dell’Italia in zone “è nato con il decreto di aprile, questa è la ventiseiesima settimana di utilizzo di quel modello. Non è nato il 3 novembre ma mesi prima, perché la fase di graduale riapertura l’abbiamo gestita con massima cautela nonostante le spinte per riaperture immediate”, ha voluto ricordare il ministro.

Quindi ha aggiunto: Questo approccio è la nostra forza, un approccio differenziando le misure a seconda delle esigenze territoriali secondo un principio di adeguatezza e proporzionalità, costruendo percorsi che portano cittadini e imprese a fare i sacrifici minori possibili. Continuiamo su questa strada“.

Intanto sono molti i politici che escludono un lockdown nazionale, applicato già la scorsa primavera. Per Di Maio la curva di contagi da Covid-19 sta rallentando, quindi non vede “nessuna ragione per il lockdown”.

Sembra dello stesso parere Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute, la quale ha dichiarato: Niente lockdown totale come in Austria, ma continuare con il modello delle tre fasce, rossa, arancione e gialla”. Lo ha sottolineato anche il ministro Francesco Boccia, che in audizione davanti alla Commissione parlamentare, ha commentato l’ipotesi di un lockdown nazionale. Per lui oggi non è più riproponibile, perché a marzo e aprile non c’era nulla: non c’erano le mascherine, i ventilatori per adeguare le terapie intensive, nulla nel mondo”.