Gli scontri tra polizia e studenti hanno scosso Bologna ieri, aggiungendosi a un clima di tensione che si è propagato dalle università italiane.
Proteste nelle università italiane: divise sui bandi con Israele
L’Università di Torino è stata la prima nel bloccare il bando di collaborazione con le università israeliane, su richiesta dei collettivi studenteschi e di una petizione sottoscritta da 1.700 persone, tra cui docenti e ricercatori.
Il rettore dell’Università statale di Milano, Elio Franzini, ha riferito che a Milano si è già discusso di questa questione nel passato e che la decisione era stata presa mesi fa. Ha anche affrontato l’idea, ventilata su alcuni giornali, di limitare gli accessi durante dibattiti considerati a rischio, sostenendo che sarebbe tecnicamente impossibile in un’università con oltre 40 sedi.
La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha enfatizzato l’importanza di garantire la libera manifestazione del pensiero senza violenza, mentre si preparava ad affrontare la questione alla Conferenza dei rettori italiani. A differenza di Torino, il Senato accademico di Bologna non ha seguito la stessa via, scatenando la protesta di oltre 300 studenti durante la cerimonia di apertura dell’anno accademico.
Scontri e proteste nelle università italiane: divisione sui bandi con Israele
Anche alla Normale di Pisa sono state avanzate proposte di rescissione dei progetti con le università israeliane, ma il rettore ha ribadito la posizione ferma contro lo stop ai rapporti con Israele. A Trieste, l’aula Baciocchi è stata occupata dopo il rifiuto di un incontro dal titolo “Il diritto di boicottare Israele”.
Le reazioni politiche sono state variegate: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito la scelta di Torino come “grave e preoccupante”, mentre il ministro Bernini ha espresso tristezza e sconcerto per l’evento che coincideva con la giornata nazionale delle Università dalle “Porte aperte”.