Quarta dose, obbligo vaccinale, disgregazione sociale: il 2022 sarà un anno di passaggio

Altri 12 mesi di transizione: verso il superamento definitivo dell’emergenza Covid e il recupero, se non piùdella normalità, almeno di un po’ di unità nazionale.

Rispetto al pronostico dell’analogo editoriale di 12 mesi fa, la soglia dell’immunità di gregge collettiva contro il Covid si è alzata dal 70 al 90%.

Nel 2021 non s’è avverata la profezia del siero italiano – per mancanza di soldi pubblici – né in Europa se ne sono aggiunti altri, anzi la scelta s’è ristretta a Pfizer e Moderna. C’abbiamo azzeccato sulle varianti, ma non era difficile: il virus è mutato ancora ma “non tanto da rendere inefficaci gli antidoti prodotti”, finché “non gli daremo il tempo di moltiplicarsi in ceppi più virulenti”. Due dosi non sono bastate e l’ordine di procedere rapidi col piano vaccinale è valido ancora oggi: avanti tutta con la terza, consapevoli che a fine 2022 arriverà il momento della quarta.

In Israele già la ipotizzano per immunodepressi, grandi anziani e super fragili.

Se i booster ingraneranno, l’infezione spedirà sempre meno gente al cimitero e in ospedale. Personale e reparti sanitari riconvertiti dalla pandemia potranno tornare così a disposizione dei pazienti sofferenti di altre patologie gravi, a cui sono stati sottratti dall’emergenza. Il Covid uccide anche chi non ce l’ha: il pericolo è che i milioni di screening in sala d’attesa da due anni si risolvano – se non il prossimo, negli anni futuri – in un’altra epidemia alimentata da analisi, visite e cure rinviate.

Della previsione di un anno fa, resta l’incertezza sugli sviluppi del virus: si naviga ancora a vista su tanti fronti. L’obbligo vaccinale sarà esteso a tutti? Il richiamo diventerà annuale? Domande a cui la risposta è “dipende”. Dipende dai riscontri che la scienza otterrà sulla durata del booster, dai margini che l’opposizione interna ed esterna lascerà al governo nei suoi ultimi 12 mesi, dalla capacità delle case farmaceutiche di creare sieri migliori e dell’Occidente di esportare le fiale in Africa e nel Sud del mondo.

Di sicuro avremo ancora a che fare con mascherine e tamponi.

La scienza potrà inventarsi pillole antivirali e sieri spray, ma l’evoluzione dell’epidemia dipenderà sempre dalla nostra risposta alla campagna per le terze dosi e per i bambini: quest’ultima, in particolare, sarà una delle grandi sfide dell’anno nuovo. A Pasqua arriveranno i vaccini pure per la fascia 0-5 anni. La percentuale di no vax impenitenti è sempre più bassa ma, in cifre assolute, corrisponde ancora a quasi 6 milioni di aventi diritto: sono loro gli obiettivi del super green pass.

Se dovessero resistere senza vita sociale e stipendio fino ad aprile, quando scadrà il periodo di sospensione, la battaglia sul Covid sarebbe letteralmente nelle braccia dei bambini: per vincerla, bypassando i sieroscettici, basterebbe che almeno metà dei genitori si convincessero.

Se supereremo queste prove sarà un anno migliore, con meno ansie e lutti, e non avrà più senso neanche mantenere il sistema dei colori: già ora, nonostante i contatti tornati al massimo fin dall’estate, le soglie per le zone rosse e arancioni sono quasi irraggiungibili.

Forse non sarà abolito del tutto, possibile però che venga ridotto a 2 sole fasce di rischio.

Per quanto riguarda l’economia il 2022 non sarà ancora l’anno della ripresa, ma della sua pianificazione: l’Ue verserà bonifici più sostanziosi dagli oltre 190 miliardi di Recovery Fund, per finanziare il nostro Pnrr, ma l’effettiva cantierabilità dei progetti avverrà solo nel 2023. Sarà strategico, intanto, mettere nero su bianco la lista di piccole e grandi opere – dai trasporti alle infrastrutture energetiche – che effettueremo su tutto il territorio nazionale: è l’eredità che il premier Draghi lascerà a chi, eventualmente, gli succederà.

Nonostante i tanti consensi internazionali incassati, la vera ripartenza non c’è ancora stata. Intanto da subito, a inizio febbraio, ci sarà un nuovo presidente della Repubblica: il mandato di Marella scade proprio in mezzo a Sanremo. La sensazione è che se la vedranno Pierferdinando Casini e Giuliano Amato.

Tra tanti imprevisti, non mancano tuttavia anche le certezze: nuovi nubifragi e cicloni, innestati dallo stravolgimento climatico, inonderanno città e abbatteranno edifici, con la complicità dell’incuria delle amministrazioni locali; altre donne saranno uccise e violentate, dopo inutili denunce; spunteranno altri mafiosi col reddito di cittadinanza; altri operai non imbracati cadranno da impalcature; altri migranti perderanno la vita attraversando il Mediterraneo; altri pirati insanguineranno le strade; le tasse, rimandate o rateizzate, saranno sempre troppe.

Che cosa vi aspettate? Ci sarà sempre chi mischierà i rifiuti nella differenziata, chi mangerà la pizza con l’ananas e quel che resta dei Pooh, probabilmente, farà un altro disco. Anche le promesse fantasticate dalla canzone di Dalla, che come ogni anno in questi giorni risuona in tv, sono destinate a risolversi in un nulla di fatto all’ultima strofa.

Per il resto: l’e-commerce da tempo non era una novità; la modalità smart working sarà disciplinata da un regolare contratto; telemedicina e dad universitaria continueranno a radicarsi.

Se i l 2021 è stato il settecentenario della morte di Dante, il 2022 sarà il centenario della nascita di Pasolini. Per la prima volta i Mondiali di calcio si giocheranno a novembre, in Qatar. Forse c’è il rischio che aumenti la “distanza” tra gli italiani: non un “distanziamento” fisico, ma psicologico, tra connazionali separati in casa da una visione dei rapporti sociali e del futuro che sta in tutta in quello spazio da 0 a 3 dosi.

Ma è un rischio che va corso.