L’Argentina è stata scossa da un crimine di inaudita brutalità che ha messo in luce i legami tra violenza giovanile e narcotraffico. Il rapimento, le torture e l’omicidio di tre ragazze hanno provocato indignazione e mobilitazioni di massa, mentre le indagini hanno rivelato un intreccio tra bande criminali locali e reti transnazionali.
Ragazze torturate e uccise in Argentina: reazioni e contesto sociale del crimine
La vicenda ha suscitato un’ondata di indignazione in tutto il Paese, portando migliaia di cittadini a scendere in piazza a Buenos Aires per chiedere giustizia. Durante le manifestazioni, familiari e amici delle vittime hanno esposto striscioni e cartelli con i loro nomi e volti, denunciando quello che è stato definito un “narco-femminicidio”. I manifestanti hanno rimarcato come la vita delle giovani non possa essere sacrificata in nome della violenza legata al traffico di droga.
Il caso ha inoltre evidenziato la crudeltà dei gruppi criminali coinvolti, che avrebbero utilizzato le uccisioni come monito per eventuali trasgressioni interne. La polizia ha potuto identificare e arrestare i responsabili anche grazie alla collaborazione internazionale, con un sospettato fermato persino a Villazon, città al confine con la Bolivia, per aver fornito supporto logistico al gruppo. Le indagini hanno confermato che i giovani killer, di età compresa tra i 20 e i 23 anni, agivano seguendo il codice violento delle gang legate al narcotraffico, trasformando un delitto già atroce in una dimostrazione di potere e intimidazione.
Ragazze torturate e uccise in Argentina: fermati i responsabili del triplice femminicidio
Le autorità peruviane hanno catturato il sospettato ritenuto il promotore del brutale omicidio di tre giovani donne, evento che aveva sconvolto l’Argentina. Il governo argentino ha confermato che, con l’arresto di “Little J” a Pucusana, a circa 72 chilometri a sud di Lima, il numero complessivo di fermati legati al caso è salito a nove. Patricia Bullrich, Ministro della Sicurezza argentino, ha espresso il proprio apprezzamento per l’operato della Polizia nazionale peruviana, sottolineando la collaborazione nella cattura dei due principali ricercati. Precedentemente, era stato arrestato anche Matias Ozorio, considerato il braccio destro di “Little J” e parte di un gruppo di narcotrafficanti operante nel quartiere Zavaleta di Buenos Aires.
Le indagini hanno ricostruito che le tre vittime – Morena Verdi e Brenda del Castillo, entrambe ventenni, e la quindicenne Lara Gutierrez – erano state rapite il 19 settembre, portate in un furgone con la scusa di partecipare a una festa e successivamente torturate e uccise. I loro corpi sono stati ritrovati cinque giorni dopo, sepolti in un cortile alla periferia sud della capitale argentina. Secondo le autorità, l’omicidio era motivato da questioni legate al narcotraffico e le sevizie erano state trasmesse in diretta a un gruppo ristretto sui social come “avvertimento” per un presunto furto di droga.