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La ripresa delle esportazioni di petrolio greggio dall’Iraq verso la Turchia segna una svolta significativa per l’industria petrolifera del paese. Dopo un lungo periodo di conflitto legale e tecnico che ha bloccato le operazioni, un nuovo accordo ha finalmente aperto la strada alla ripartenza dei flussi da parte della regione semi-autonoma del Kurdistan.
Questa ripresa, avvenuta alle 6 del mattino ora locale (03:00 GMT), è stata annunciata dal ministero del petrolio iracheno. Le operazioni si sono svolte senza intoppi e senza problemi tecnici significativi, secondo la dichiarazione ufficiale. Questo sviluppo rappresenta un passo fondamentale per aumentare le entrate petrolifere del paese e migliorare i rapporti tra il governo centrale e quello regionale.
Dettagli dell’accordo di esportazione
Il nuovo accordo coinvolge il governo federale iracheno, il governo regionale curdo e le compagnie petrolifere internazionali che operano nella regione. Saranno esportati tra i 180.000 e i 190.000 barili al giorno attraverso il porto di Ceyhan in Turchia, come confermato dal ministro del petrolio iracheno in un’intervista al canale curdo Rudaw.
Pressione internazionale per la ripresa
La spinta per la riattivazione delle esportazioni è stata sostenuta anche dagli Stati Uniti, che hanno sottolineato l’importanza di questo accordo per riportare sul mercato internazionale fino a 230.000 barili al giorno di petrolio. Il Segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha espresso il suo entusiasmo, affermando che l’accordo porterà benefici tangibili sia per gli americani che per gli iracheni.
Inoltre, il delegato dell’Iraq presso l’OPEC, Mohammed al-Najjar, ha dichiarato che il paese ha la capacità di aumentare le proprie esportazioni oltre i livelli attuali, una volta che i flussi attraverso il condotto Kirkuk-Ceyhan riprendono. Ciò è particolarmente significativo in un contesto in cui l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio sta aumentando la produzione per conquistare quote di mercato.
Interessi economici e debiti in sospeso
Le compagnie petrolifere che operano nella regione del Kurdistan riceveranno 16 dollari per barile per coprire i costi di produzione e trasporto. Le otto aziende che hanno firmato l’accordo, insieme alle autorità curde, si incontreranno entro 30 giorni dalla ripresa delle esportazioni per discutere un meccanismo di pagamento per il debito di 1 miliardo di dollari che la regione deve alle compagnie.
Tensioni tra Baghdad e Erbil
Il controllo sulle esportazioni di petrolio è sempre stato una fonte di tensione tra il governo di Baghdad e quello di Erbil. Questo accordo è visto come un passo importante per aumentare le entrate petrolifere dell’Iraq e stabilizzare le relazioni tra le due entità. In passato, le autorità curde gestivano autonomamente le vendite di petrolio, senza alcuna supervisione da parte del governo federale iracheno, attraverso il porto di Ceyhan.
La situazione si è aggravata nel marzo del 2023, quando la Camera di Commercio Internazionale di Parigi ha ordinato alla Turchia di risarcire l’Iraq con 1,5 miliardi di dollari per esportazioni non autorizzate effettuate dalle autorità curde. Secondo l’Associazione dell’Industria Petrolifera del Kurdistan, le perdite per l’Iraq a causa della chiusura del condotto sono state superiori ai 35 miliardi di dollari.