Coronavirus, come comportarsi se si è uno studente fuori sede?

In seguito all'emergenza coronavirus molti studenti fuori sede devono fare i conti con le università chiuse. Come comportarsi in tale situazione?

In seguito all’allarme coronavirus molti studenti fuori sede devono fare i conti con università chiuse ed esami sospesi, proprio per questo motivo è forte la tentazione di tornare a casa, anziché restare in una città che non è la propria.

Come comportarsi in tale situazione?

Coronavirus e studenti fuori sede

Vista l’emergenza coronavirus in Italia, prima di partire per ritornare a casa è opportuno considerare vari aspetti, tenendo presente che le cose cambiano di giorno in giorno in base all’evolversi della situazione.

In tal senso è fondamentale essere consapevoli che spostandosi in un’altra regione si rischia di propagare il contagio, in quanto si potrebbe essere infetti senza saperlo.

Sono in tanti, troppi, gli studenti fuori sede che stanno scappando al sud in questi giorni difficili a Milano. Il mio parere è che conviene, in questo momento, evitare questi spostamenti di massa e mantenere la calma”, ha rivelato Stefano Maiolica di Un terrone a Milano, così come riportato da Cosmopolitan.

“A tornare sono soprattutto i più giovani che temono di restare rinchiusi e soli lontano da casa. Però, questa volta ad accoglierli non c’è il sud amichevole che ricordavano ma un sud spaventato da loro e che li evita. Un ragazzo mi ha contattato su Instagram e mi ha raccontato che con il senno di poi non sarebbe mai tornato a casa. Tutti i suoi amici lo stanno evitando, anche se sta bene.

In città viene trattato come un criminale e con lui tutta la sua famiglia”.

In tal senso ricordiamo come l’Università di Padova, che si trova in una delle città del focolaio, ha messo a disposizione degli studenti un servizio di vigilanza attiva, con un numero di cellulare che chiunque resenti sintomi come febbre e tosse può chiamare per richiedere un test diagnostico. “Al momento sia l’ateneo di Padova che la Scuola di Medicina non hanno dato indicazioni precise in quanto in primis le direttive regionali non specificano un unico comportamento da osservare in questa situazione di emergenza, con la ovvia eccezione delle zone rosse”, ha spiegato sempre a Cosmopolitan Matteo Perilli, fuorisede di Pescara al quinto anno e rappresentante degli studenti nel Consiglio di Corso di laurea del CLMCU di Medicina e Chirurgia di UniPD eletto con UniMed.

“A meno di poche regioni infatti gli studenti di rientro dall’ateneo di appartenenza non osservano norme di quarantena o comunque di osservazione speciali. Per quel che riguarda la nostra comunità studentesca stiamo cercando di far passare il messaggio che sia adeguato limitare il più possibile gli spostamenti e comunque notificare l’ASL di appartenenza del rientro ed ovviamente dell’eventuale comparsa di sintomi una volta rientrati a casa. Si tratta di norme “di buon senso” che dovrebbero appartenere alla popolazione generale e gli studenti non fanno ovviamente eccezione, in particolare gli studenti di medicina che sono consci dei comportamenti da acquisire in queste situazioni”.

In molti, ad esempio, chiedono ai ragazzi che si trovano al nord di non muoversi, onde evitare il propagarsi di un eventuale contagio. A tal fine molte regioni chiedono a chi arriva dalle aree a rischio di autodenunciarsi all’ASL e di stare in isolamento per due settimane. Muoversi in questo momento, quindi, può risultare in alcuni casi complicato, in quanto si rischia di partire senza sapere quando poter tornare.