Coronavirus, il vaccino per l'influenza potrebbe proteggerci

Il Professor Giuseppe Remuzzi spiega come il vaccino per l'influenza possa rendere meno dura la malattia scatenata dal Coronavirus.

Durante un’intervista sul Coronavirus, il professor Giuseppe Remuzzi parla del vaccino per l’influenza e della sua relazione con esso.

“L’epidemia a cui stiamo assistendo provoca una sindrome respiratoria acuta, sostenuta da un coronavirus, uno dei tanti con cui abbiamo avuto a che fare nella nostra storia”, dice, “Questo è un virus nuovo che ci troviamo ad affrontare per la prima volta e penso non sarà nemmeno l’ultima“.

Il vaccino per l’influenza aiuta?

Il ricercatore dell’Istituto Mario Negri, spiega che ci sono dati dai quali si potrebbe evincere che il vaccino anti influenzale possa rendere più resistenti al COVID-19. Sebbene non vi siano certezze, tale antidoto favorirebbe l’instaurarsi della malattia in una forma meno grave.

Al momento presso il Mario Negri stanno studiando questa correlazione, in collaborazione con il Policlinico di Milano e altri ospedali, fra i quali quello di Bergamo.

Nello studio, si prende in esame l’evoluzione clinica di chi è stato vaccinato per l’influenza e chi no.

Una cura per il Coronavirus

Il virus si lega agli alveoli dei polmoni, il paziente poi sviluppa una reazione immunologica per batterlo che però crea un processo infiammatorio a livello polmonare, portando ad una fibrosi. Secondo il professor Remuzzi, un farmaco che potrebbe funzionare è il Tocilizumab, che si sta sperimentando su 50 malati a Napoli, o il Remdesivir che interrompe la catena di replicazione del virus.

C’è un grande sforzo in questo momento. Per l’Italia, partecipa Dompé Farmaceutici con screening su milioni di molecole, sperando di trovare qualcosa che funzioni. Succederà? È possibile”, spiega Giuseppe Remuzzi.

Remuzzi: “Anche tre anni per il vaccino”

Per quanto riguarda il vaccino anti Coronavirus, sembra che dovremmo aspettare anni, anche se non è detta l’ultima parola. Nel caso di questa epidemia, si può partire dal vantaggio ottenuto con la Sars sperimentando in ultima fase su volontari, per ottenerne la commercializzazione.

“Diciamo che il vaccino potrebbe esserci per la fine dell’anno, anche se la maggior parte dei miei colleghi le diranno che tecnicamente non è possibile”, dice il professore.