Torino, 2 ott. (askanews) – L’intelligenza artificiale è destinata a rivoluzionare il mondo della sanità. Basti pensare che le applicazioni dell’intelligenza artificiale al settore della salute, valutate 18,7 miliardi di dollari nel 2023, raggiungeranno la cifra record di 317 miliardi entro il 2032. La sfida è implementare la gestione digitale dati sanitari ma nello stesso tempo tutelare il diritto alla privacy dei cittadini.
“Avere accesso a dei dati è fondamentale per poter addestrare sistemi intelligenti, ma molto spesso i dati che vengono consumati da sistemi di intelligenza artificiale sono dati privati. Quindi l’Europa si è mossa in anticipo, con l’Ia Act e il Data Governant Act per garantire la possibilità di innovare, ma senza compromettere diritti fondamentali come quello alla privacy. Ad oggi esistono tecnologie, come quella dei dati sintetici che sviluppiamo noi, che puntano proprio a cercare un equilibrio tra innovazione e sicurezza – spiega ad askanews Daniele Panfilo, co-fondatore e Ceo di Aindo -. Di fatto, grazie a queste innovazioni e grazie a un contesto regolatorio favorevole, l’intelligenza artificiale troverà applicazioni alla sanità in maniera sempre più frequente. Applicazioni che vanno dalla prognostica alla diagnostica, all’ottimizzazione delle risorse, e che in sostanza migliorano i servizi sul paziente”.
Una forte spinta in questa direzione arriva dal ddl Intelligenza Artificiale che ha incassato il via libera definitivo dall’aula del Senato ed è già stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale
“Effettivamente pone l’Italia nella condizione di apripista all’introduzione dell’IA in sanità – prosegue Panfilo -. In particolare riconosce l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, dei dati sintetici come di legittimo interesse e di fatto apre le porte a un riutilizzo secondario del dato sanitario”.
Un vero e proprio punto di svolta per l’Italia che, nell’integrazione tra Intelligenza Artificiale e sanità, punta così a giocare un ruolo da protagonista in Europa.
“Questo è un passo in avanti fondamentale affinché l’enorme patrimonio informativo dei dati sanitari possa essere correttamente valorizzato, nel rispetto però dei diritti della privacy – assicura ancora il ceo di Aindo -. Quindi diciamo l’Italia gioca una partita da apripista e da leader in quello che sarà l’introduzione dell’IA in sanità a livello europeo”.