Il 21 ottobre sulla Cristoforo Colombo a Roma si è verificato un grave incidente: la Mini Cooper guidata da Silvia Piancazzo, tamponata da una Bmw, è terminata contro un albero, provocando la morte della giovane Beatrice Bellucci e gravi ferite alla conducente. A distanza di giorni dal ricovero, dall’ospedale arrivano i primi segnali importanti di miglioramento per Silvia Piancazzo.
Il tragico incidente sulla Cristoforo Colombo e la morte di Beatrice Bellucci
La giovane di vent’anni era alla guida della Mini Cooper coinvolta nel grave incidente avvenuto venerdì 21 ottobre su via Cristoforo Colombo, all’altezza di piazza dei Navigatori. L’auto, con a bordo l’amica Beatrice Bellucci, sarebbe stata tamponata da una Bmw guidata da Luca Girimonte, 23 anni, originario di Anzio.
L’impatto ha fatto terminare la corsa del veicolo contro un albero: Beatrice Bellucci è deceduta sul colpo a causa di un “violento politrauma addominale e toracico“, come riportato dagli esami autoptici. Silvia Piancazzo, pur ferita gravemente, è sopravvissuta.
Gli accertamenti della Procura di Roma, che indaga sull’omicidio stradale, sono ancora in corso, e sono stati disposti approfondimenti cinematica per ricostruire la dinamica dello schianto.
Schianto a Roma, importanti novità sulle condizioni dell’amica di Beatrice Bellucci: l’annuncio dei medici
Dopo un significativo progresso nelle condizioni generali e il completamento del percorso chirurgico-ortopedico, Silvia Piancazzo è stata trasferita dalla Terapia Intensiva al Reparto di Chirurgia Generale, diretto dal professor Pierluigi Marini, per il proseguimento delle cure.
Come sottolinea in una nota il dottor Emiliano Cingolani, direttore della Terapia Intensiva “Shock e Trauma” del San Camillo Forlanini, “la paziente dopo un’ulteriore fase di miglioramento clinico e a percorso chirurgico-ortopedico ormai completato è uscita oggi dalla Terapia Intensiva“.
La prognosi, inizialmente riservata, è stata sciolta, e nel complesso il decorso può essere definito “assolutamente soddisfacente soprattutto in relazione alla gravità delle lesioni traumatiche con le quali la paziente era giunta presso il San Camillo Forlanini“.