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Sgomberi e tensioni: la battaglia della destra contro i centri sociali

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La guerra ai centri sociali si intensifica in Italia, con la destra al governo che mira a sgomberare esperienze consolidate di controcultura.

La battaglia politica avviata dalla Lega e da Fratelli d’Italia contro i centri sociali in Italia sta accelerando. Dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano, i segnali di tensione si sono amplificati in tutto il paese, con particolare attenzione su Roma e Napoli. Le forze di destra stanno puntando il mirino su strutture storiche e riconosciute, minacciando la loro esistenza e suscitando una forte reazione da parte delle comunità locali.

Una retorica di legalità contro la cultura

Il Forte Prenestino di Roma, uno dei centri sociali più significativi d’Europa, è il prossimo obiettivo dichiarato. Il senatore della Lega, Raffaele Speranzon, ha avvertito che se la destra vincerà le prossime elezioni, il destino di questo spazio sarà segnato dallo stesso copione che ha colpito il Leoncavallo. “Lo sgombero del Leoncavallo? Se vinciamo, al centro sociale Rivolta succederà lo stesso”, ha affermato Speranzon. Questa affermazione rivela un piano di attacco e una strategia politica volta a consolidare il potere attraverso la rimozione di spazi di dissenso.

In Napoli, la situazione è altrettanto critica. Fratelli d’Italia ha chiesto al sindaco Gaetano Manfredi, del Partito Democratico, di sgomberare Villa Medusa, un ex Opg diventato un punto di riferimento sociale per il quartiere. Nonostante gli accordi formali con il comune, gli attacchi continuano, mostrando una contraddizione tra la retorica della legalità e la realtà dei luoghi di aggregazione.

Un effetto domino: il futuro dei centri sociali in pericolo

Il Viminale, il ministero degli Interni italiano, ha messo nel mirino oltre cento centri sociali occupati in tutto il paese. Questa azione coordinata dimostra un’intenzione chiara di smantellare una rete di supporto sociale che, in molti casi, è l’unica risorsa disponibile per i cittadini. La retorica della sicurezza si intreccia con una visione del mondo che considera i centri sociali come anomalie nel contesto urbano, e non come spazi vitali per la comunità.

Il caso di Rivolta a Venezia, minacciato di sgombero, è emblematico. Qui, il senatore Speranzon ha già avanzato richieste di revoca della concessione. “La caduta del Leoncavallo ha alzato l’asticella dello scontro”, spiega un attivista locale, sottolineando come la destra stia approfittando di questo momento per attuare una vera e propria crociata contro ogni forma di opposizione.

Il doppio gioco della politica italiana

L’opposizione di centro-sinistra ha risposto a queste azioni denunciando un doppiopesismo. Mentre i centri sociali vengono attaccati, spazi occupati da neofascisti come CasaPound rimangono intatti. Questo crea una frattura nel discorso pubblico, dove la questione legale viene utilizzata per giustificare l’azione contro i centri sociali, mentre si ignora il contesto più ampio di tolleranza verso forme di occupazione politica che non si allineano con la narrazione dominante.

Le elezioni regionali si avvicinano e il clima di tensione è palpabile. La battaglia per la sicurezza e la legalità non è solo una questione di ordine pubblico, ma una strategia per spostare il dibattito pubblico verso temi che favoriscono la campagna elettorale della destra. In un momento in cui la città appare sempre più come una vetrina commerciale, la mancanza di spazi di aggregazione diventa un problema centrale, con i centri sociali che rappresentano spesso l’ultima linea di difesa contro l’erosione dei diritti e dei servizi sociali.

La situazione attuale in Italia evidenzia una crisi non solo politica, ma anche sociale. La lotta per i centri sociali è diventata un simbolo di resistenza contro un sistema che tende a marginalizzare ogni forma di dissenso e di aggregazione sociale.