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Il sistema penitenziario italiano si trova in un momento critico. Con oltre 63.000 detenuti a fronte di una capacità di appena 46.705 posti, la situazione è diventata insostenibile. Gennarino de Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha messo in luce come il sovraffollamento non sia solo un’emergenza temporanea, ma una problematica strutturale.
Stiamo parlando di un tasso di sovraffollamento che sfiora il 135%, con alcune carceri che superano addirittura il 200%. Ma cosa significa tutto questo per i detenuti e per la società?
Dati allarmanti sul sovraffollamento
Un report recente dell’associazione Antigone, intitolato “Senza respiro” e riferito ad aprile 2025, racconta una realtà preoccupante: il carcere di Milano San Vittore ha registrato un sovraffollamento del 220%, seguito da Foggia e Lucca con rispettivi tassi di 212% e 205%. I numeri sono impietosi: 58 carceri su 189 hanno un tasso di sovraffollamento superiore al 150%. La situazione è così grave che il garante nazionale dei detenuti ha confermato che ben 157 istituti, pari all’83% del totale, sono in condizioni critiche, con 63 strutture oltre il 150% di capienza. Prendiamo ad esempio il carcere di Lucca, che ha superato il 236% di occupazione. Come possiamo accettare che una situazione di questo tipo persista nel nostro Paese?
Questi dati sollevano interrogativi inquietanti sulla gestione e sulle condizioni di vita all’interno delle carceri italiane. La UILPA ha avvertito che le cose sono peggiorate negli ultimi mesi, rendendo necessarie soluzioni immediate e decisive. Ma quali azioni concrete possono essere intraprese per affrontare questa crisi?
Richieste di intervento e piani del governo
In risposta a questa emergenza, nel giugno di quest’anno, i garanti dei detenuti hanno sollecitato il governo a considerare un indulto per i reati minori, al fine di ridurre la pressione sulle carceri. Tuttavia, il governo ha presentato un nuovo piano carceri, che prevede la costruzione di nuovi istituti per aumentare la capienza di circa 10.000 posti. Sono previsti 60 interventi, di cui 30 devono ancora iniziare. Ma sarà sufficiente?
Nonostante queste promesse, molti esperti avvertono che il problema principale rimane la fatiscenza delle strutture esistenti. Con una capienza regolamentare di 51.285 posti, attualmente solo 46.706 sono realmente disponibili, a causa dell’inagibilità di numerosi spazi. Così, molti dei nuovi posti creati serviranno semplicemente a coprire le carenze attuali, senza un reale miglioramento della situazione.
Un sistema in crisi e il futuro incerto
Il sovraffollamento non è solo un problema logistico; porta con sé gravi implicazioni sociali e umane. Il 2024 ha visto un drammatico aumento dei suicidi in carcere: ben 91 detenuti si sono tolti la vita. E i dati per il 2025 non sono affatto migliori, con già 57 detenuti e 3 operatori morti nei primi otto mesi dell’anno. Quale segnale ci stanno dando queste statistiche?
I decreti Sicurezza e Caivano, che introducono nuove fattispecie di reato e aggravano le pene, contribuiscono all’aumento della popolazione carceraria. L’Italia, che era un modello in Europa, si trova ora ad affrontare un’emergenza che colpisce anche gli istituti minorili, segnando un preoccupante cambiamento nella gestione della giustizia. Cosa ci riserva il futuro?
In conclusione, come ha scritto il garante, «il sovraffollamento degli istituti penitenziari non può essere definito un’emergenza, ma piuttosto una costante del sistema penitenziario». Con l’attuale governo, la popolazione carceraria continua a crescere e, senza una gestione adeguata, la crisi è destinata a perdurare. Come cittadini, dobbiamo chiederci: quale futuro vogliamo per il nostro sistema penitenziario?