Negli ultimi giorni, la sicurezza e il clima politico in Italia sono tornati al centro dell’attenzione a causa di atti intimidatori contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Scritte minacciose, ‘Spara a Giorgia‘ e simboli evocativi degli anni di piombo, comparsi sui muri di sedi politiche, hanno riacceso il dibattito sul rispetto del pluralismo democratico e sulla necessità di contrastare l’odio politico nella vita pubblica.
“Spara a Giorgia” e la firma BR: nuovo episodio intimidatorio, condanna e clima di preoccupazione
L’atto ha suscitato una reazione netta da parte delle istituzioni e dei rappresentanti politici. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha definito l’azione “inaccettabile e pericolosa”, aggiungendo che va “condannata con forza, per evitare che una becera scritta si trasformi in qualcosa di molto più grave”.
Solidarietà al premier è arrivata anche da Carlo Calenda: “Solidarietà a Giorgia Meloni senza se e senza ma. Attenti perché il clima d’odio non va mai minimizzato”.
Anche a livello locale si sottolinea la gravità dell’episodio. Alessandro Albani, segretario della Lega di Busto Arsizio, ha dichiarato: “Non è più goliardia ma sono minacce gravi alla presidente del Consiglio, segno di un clima intollerabile”, mentre Alberto Falciglia, presidente del Circolo Fratelli d’Italia di Busto Arsizio, ha aggiunto: “Quando un gesto si ripete con lo stesso schema e la stessa matrice ideologica, smette di essere folklore e diventa un messaggio politico preciso. Un messaggio intimidatorio. Colpire una sede di partito, per di più di una forza politica alleata, significa colpire il pluralismo democratico, la libertà di espressione e la normale dialettica politica”.
“Spara a Giorgia”: nuova intimidazione contro la premier a Busto Arsizio
Nelle scorse ore i muri esterni della sede della Lega a Busto Arsizio, in provincia di Varese, sono stati imbrattati con una scritta minacciosa rivolta alla presidente del Consiglio. La frase “Spara a Giorgia”, realizzata con vernice rossa, era accompagnata da una stella a cinque punte e dalla sigla “BR”, chiaro richiamo simbolico alle Brigate Rosse e agli anni di piombo.
A scoprirla è stato il consigliere comunale della Lega Vincenzo Marra, che verso le 18.30 si è recato in sezione per una riunione e ha trovato la scritta. “Condanno questo gesto perché fa pensare a un clima d’odio che c’è da parte di persone che vedono negativamente la Premier e il governo di centrodestra e cerca, anziché parlare e dialogare con le forze politiche, di esprimersi con odio: atti del genere comunque portano a un clima di violenza”, ha spiegato Marra.
L’episodio non è isolato: circa una settimana fa una scritta analoga era comparsa sul lungomare di Pietrasanta, in Toscana, facendo scattare allarmi simili. In passato, la sede della Lega di Busto Arsizio era già stata oggetto di atti vandalici, come schizzi di vernice rossa sul portone di via Culin e la scritta “Fasci appesi” comparsa su una parete del Municipio.
La Digos della Questura di Varese ha immediatamente avviato le indagini, acquisendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona e valutando eventuali collegamenti con episodi precedenti.