> > Migranti, via libera Ue a procedure accelerate e hub nei Paesi terzi: le novità

Migranti, via libera Ue a procedure accelerate e hub nei Paesi terzi: le novità

rimpatri ue

Rimpatri e Ue: procedure più rapide, centri in Paesi terzi e cooperazione rafforzata tra Stati membri. Ecco cosa cambia.

L’Unione Europea avanza con misure concrete sui rimpatri, puntando a rendere più rapide ed efficaci le procedure per le persone in soggiorno irregolare. Le nuove norme Ue combinano strumenti di cooperazione tra Stati membri, centri in Paesi terzi e procedure standardizzate, segnando un passo decisivo nella gestione dei flussi migratori verso l’Europa.

Stretta sui rimpatri: via libera Ue agli hub nei paesi terzi

Il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libera a una revisione significativa delle norme sui rimpatri e sull’asilo, approvando il cosiddetto “approccio generale” che punta a semplificare e velocizzare le procedure. Tra le novità più rilevanti c’è la possibilità per gli Stati membri di istituire hub in Paesi terzi, centri che potranno gestire le domande di protezione internazionale e accelerare i rimpatri.

La modifica del regolamento Ue 2024/1348 ridefinisce il concetto di “Paese terzo sicuro”, permettendo di dichiarare inammissibili le richieste di asilo di chi avrebbe potuto ottenere protezione in uno Stato extra-Ue considerato sicuro. Come ha sottolineato il ministro danese per l’immigrazione Rasmus Stoklund: “Disponiamo ora del quadro giuridico affinché gli Stati membri possano creare centri di accoglienza e altre soluzioni simili con i Paesi terzi. È estremamente importante per poter modificare le carenze fondamentali dell’attuale sistema di asilo”.

Stretta sui rimpatri, via libera Ue agli hub nei paesi terzi. Che cosa cambia

Il nuovo regolamento prevede tre modalità di applicazione del concetto di Paese terzo sicuro: il legame tra richiedente e Paese terzo, il transito attraverso uno Stato sicuro o la stipula di accordi con Paesi terzi che garantiscano l’esame della domanda nel loro territorio.

Viene inoltre introdotto il primo elenco Ue di Paesi di origine sicuri, comprendente Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco, Tunisia e i Paesi candidati all’adesione, consentendo procedure più rapide per i richiedenti provenienti da questi Stati. Secondo Stoklund: “Ogni anno decine di migliaia di persone arrivano in Europa e chiedono asilo, pur partendo da Paesi sicuri. Questo elenco contribuirà a creare procedure più efficienti e al rimpatrio di chi non necessita protezione”.

Oltre alla riforma dell’asilo, il Consiglio Ue ha concordato una posizione negoziale su un regolamento che accelera i rimpatri dei cittadini extra-Ue in soggiorno irregolare. La normativa introduce procedure standardizzate a livello comunitario e prevede strumenti di cooperazione tra Stati membri, inclusi centri di rimpatrio in Paesi terzi, anche definiti “return hubs”.

Tra le novità vi sono obblighi rigorosi per le persone soggette a rimpatrio, tra cui collaborare con le autorità, fornire documenti di identità e dati biometrici, con sanzioni in caso di mancata collaborazione. Come ha osservato la commissaria al Mediterraneo Dubravka Suica, i migranti irregolari devono essere “deportati”, nel rispetto degli standard internazionali.

Il regolamento introduce anche il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio tra Stati membri, tramite il nuovo provvedimento europeo denominato ERO (European Return Order), che sarà registrato nel Sistema d’Informazione di Schengen per semplificare l’esecuzione delle espulsioni.

Inoltre, il Consiglio ha fissato strumenti di solidarietà per il 2026, destinati a sostenere i Paesi maggiormente sotto pressione migratoria, come Italia, Spagna, Grecia e Cipro, attraverso ricollocamenti o contributi finanziari. Il ministro tedesco Alexander Dobrindt ha definito questa fase “l’attuazione della riorganizzazione della politica migratoria in Europa”, sottolineando la necessità di combinare azioni nazionali e cooperazione a livello Ue per fronteggiare i flussi migratori.