Le recenti dichiarazioni di Susie Wiles, capo dello staff della Casa Bianca, offrono uno sguardo raro e diretto sulla personalità di Donald Trump, sul suo approccio al potere e sulle dinamiche interne del suo team. Tra commenti schietti sul presidente e valutazioni critiche sui suoi alleati più stretti, emerge un ritratto complesso di un leader determinato, controverso e guidato tanto dall’ambizione quanto da un istinto di vendetta.
Il ritratto di Susie Wiles: chi è
Susie Wiles è una esperta e affermata consulente politica repubblicana negli Stati Uniti, attualmente alla guida dello staff della Casa Bianca nella seconda amministrazione di Donald Trump. Prima donna a occupare questa posizione, riveste uno dei ruoli più influenti dell’esecutivo, con il compito di coordinare l’agenda presidenziale, gestire le operazioni quotidiane e dirigere il personale del presidente.
Nata nel 1957 in New Jersey come Susan Summerall, Wiles ha iniziato la sua carriera politica negli anni ’70 come assistente di esponenti repubblicani, partecipando alle campagne presidenziali di Ronald Reagan e George H.W. Bush. Nel tempo si è affermata come stratega di riferimento in Florida, supportando diversi candidati — tra cui Rick Scott e lo stesso Trump nelle tornate elettorali del 2016, 2020 e 2024 — fino a guidare con successo la campagna che ha riconsegnato Trump alla Casa Bianca nel 2024.
“Trump ha personalità da alcolista. E Vance…”. Le rivelazioni choc del nome di punta della Casa Bianca
In una intervista a Vanity Fair, Susie Wiles, capo dello staff della Casa Bianca, ha offerto una valutazione insolita e schietta del presidente Donald Trump. Nonostante la sua astinenza dall’alcol, Wiles ha affermato che Trump possiede “la personalità di un alcolista”, sottolineando la sua tendenza a governare con la convinzione che non esistano limiti alle sue azioni: “Niente, zero, niente”, ha dichiarato.
La responsabile del West Wing ha spiegato che questo comportamento ricorda quello degli alcolisti ad alto funzionamento, la cui personalità diventa spesso esagerata sotto l’influenza dell’alcol, osservazione che Wiles collega anche alla sua esperienza personale, avendo avuto un padre alcolista.
La capo di gabinetto ha inoltre riconosciuto che molte delle mosse di Trump, soprattutto nei confronti dei suoi oppositori politici, possono apparire come atti di vendetta: “Non credo che si svegli pensando alla vendetta. Ma quando si presenta l’occasione, la coglie”, ha affermato, sottolineando la sua spiccata determinazione e il desiderio di “regolare i conti” già nei primi mesi del secondo mandato.
Oltre al presidente, Wiles non ha risparmiato commenti taglienti sui collaboratori più vicini a Trump. Ha descritto il vicepresidente JD Vance come “un teorico della cospirazione da un decennio”, suggerendo che la sua trasformazione da critico a sostenitore del tycoon sia stata “in un certo senso politica”.
Su Elon Musk, Wiles ha affermato che si tratta di un “conclamato consumatore di ketamina” e di un individuo “strano, come penso che siano i geni”, esprimendo anche sorpresa per la sua decisione di voler smantellare l’USAID.
La gestione dei casi legati a Jeffrey Epstein, secondo Wiles, rappresenta invece un errore significativo commesso dalla procuratrice generale Pam Bondi.
Dopo la pubblicazione dell’intervista, Wiles ha criticato l’articolo, definendolo “diffamatorio” e formulato per presentare una narrazione eccessivamente negativa del presidente e del suo team, posizione condivisa dalla Casa Bianca, che ha elogiato la sua lealtà e il contributo al successo iniziale dell’amministrazione: “Il presidente non ha una consigliera più leale di Susie”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt.