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Milano, bufera sull’urbanistica: Sala non si dimette, tensione in aula con Marcora

sala marcora

Sala non si dimette dopo l’inchiesta: tensione in aula, scontro con Marcora per una foto provocatoria.

L’inchiesta sull’urbanistica che ha travolto Palazzo Marino scuote la maggioranza e infiamma il dibattito politico. Il sindaco Beppe Sala, finito nel mirino per presunti favoritismi e anomalie nella gestione delle pratiche edilizie, ha ribadito la sua intenzione di non dimettersi. Un confronto acceso si è consumato in consiglio comunale il consigliere Enrico Marcora.

Il caso, ancora agli inizi sul fronte giudiziario, sta già mettendo a dura prova gli equilibri politici.

Inchiesta urbanistica Milano, Sala non si dimette: le sue parole in aula

Giuseppe Sala ha aperto il suo intervento in Consiglio comunale affrontando per la prima volta pubblicamente le accuse di falso e induzione indebita che la procura di Milano avrebbe mosso nei suoi confronti nell’ambito della vasta inchiesta sull’urbanistica. Il sindaco ha definito il proprio coinvolgimento nella vicenda una “fonte di grandissima sofferenza” e ha ricordato che Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana per il quale la magistratura ha chiesto i domiciliari con l’accusa di frode e concorso in corruzione, ha presentato le dimissioni.

Le mie mani sono pulite. Sono qui doverosamente con voi in un momento delicato per molti motivi, per la mia persona, per i destini di tante persone che hanno condiviso questa avventura politica. Sono giorni confusi dove tutto sembra diventare oscuro e le certezze vacillare, ma nella vita ho affrontato problemi ben più gravi ma è fonte di grandissima sofferenza il mio coinvolgimento nell’indagine ma dobbiamo mantenere impegni con elettori. Certa politica, che ha comportamenti sgraziati, sta commettendo un errore e se questo viene fatta per ottenere una foto-notizia sulle pagine locali va bene ma se lo fate per destabilizzarmi non avete possibilità, nella vita ho affrontate cose cento volte più gravi“.

Tuttavia, Sala si è soffermato criticamente sulla modalità con cui la notizia è diventata pubblica, chiedendosi se sia accettabile che informazioni riservate, di competenza esclusiva della magistratura, vengano divulgate attraverso i media. Ha messo in discussione il silenzio su questo punto da parte di chi guida — o ambisce a guidare — le istituzioni locali e nazionali.

Riguardo all’inchiesta, Giuseppe Sala si è concentrato esclusivamente sull’accusa di induzione indebita, soffermandosi sul caso del cosiddetto “Pirellino”, l’edificio di via Pirelli 39. Ha ricostruito brevemente la storia del fabbricato, partendo dalla giunta Pisapia del 2013, per contestualizzare l’operazione urbanistica. Rivolgendosi poi alla sua maggioranza, ha ricordato che la coalizione di centro-sinistra governa la città da 14 anni e che il ruolo dell’amministrazione non è quello di produrre rivoluzioni, ma di accompagnare e gestire i cambiamenti già in atto. Ha sottolineato che il compito della politica è affrontare i problemi strutturali della città, e che la sua giunta ha cercato di farlo orientandosi su una visione progressista.

Pur ammettendo che non tutte le scelte siano state perfette, ha difeso la strategia adottata, basata sulla collaborazione tra pubblico e privato, che secondo lui non ha mai penalizzato i servizi rivolti alle fasce più fragili della popolazione. A conclusione del suo intervento, ha citato l’architetto Carlo Ratti, ricordando che “Milano è rinata, non deve chiedere scusa”.

Il sindaco Sala ha concluso il suo intervento ribadendo la volontà di proseguire nel suo ruolo alla guida della città di Milano:

Se la maggioranza c’è, io ci sono. Ci sono con tutta la passione, la voglia, l’amore per la città di cui sono capace. Ci sono tante persone che mi hanno detto di creare nella mia onestà, persone che mi hanno detto di aver votato il centro-destra. Ho pensato tanto alla possibilità di non andare avanti, è dal gennaio del 2009 che ho dato professionalmente e umanamente tutto quello che ho a Milano. E se continuo non è per mia ambizione, ma per un motivo semplice. È il vero insegnamento che ho ricevuto da mio padre, che mi diceva: ‘Scegliti il lavoro che vuoi, ma ricordati che io ti guarderò e vorrò essere certo che tu stia facendo il tuo dovere fino in fondo’. E ora sono più che mai deciso a continuare nel mio lavoro fino in fondo, nel mandato che i milanesi ci hanno democraticamente affidato”.

Inchiesta urbanistica Milano, Sala non si dimette: scontro in aula con Marcora

Durante il suo intervento in aula, ha tenuto un tono preciso e talvolta polemico, prendendo posizione anche contro le provocazioni ricevute.

Nel mirino del primo cittadino è finito il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Enrico Marcora, colpevole – secondo Sala – di aver cercato visibilità pubblicando sui social un’immagine provocatoria: una foto generata con l’intelligenza artificiale che ritrae il sindaco in una tuta da detenuto, con tanto di palla al piede. L’immagine, ispirata a un celebre scatto del 2019 in cui Sala indossava calzini arcobaleno in occasione del Pride, è stata diffusa dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati.

“Al consigliere Marcora che ha ritenuto di avere un momento di fama postando una mia foto in versione da galeotto, voglio dire che ho segnalato il suo gesto ai vertici del suo partito, al presidente del Consiglio e al presidente del Senato”.

Il sindaco ha fatto sapere di aver segnalato l’iniziativa del consigliere ai vertici del suo partito, nonché alle più alte cariche istituzionali del Parlamento. Una presa di posizione che ha innescato la replica immediata di Marcora, il quale ha chiesto se si trattasse di una minaccia.

“Ora starò a vedere: se la forza politica a cui lei ha aderito le farà fare carriera, vorrà dire che condivide e appoggia il suo comportamento. Se ciò non avverrà, il partito che governa la nostra nazione ha un minimo rispetto istituzionale e ci tiene”, ha concluso.