Lo stadio San Siro, simbolo del calcio italiano e cuore pulsante della città di Milano, cambia ufficialmente proprietario. Con la firma del rogito notarile, l’impianto e le aree circostanti passano dalle mani del Comune ai club Inter e Milan, segnando una svolta storica per uno degli stadi più iconici del mondo. Quello che doveva essere un momento di celebrazione per sport e città è stato tuttavia accompagnato da un clima di incertezza, con l’apertura di un’inchiesta della Procura di Milano sulla compravendita e questioni legali ancora aperte.
San Siro cambia proprietà tra entusiasmo e polemiche
Il 5 novembre 2025 rappresenta una data storica per Milano: il celebre stadio di San Siro passa ufficialmente nelle mani di Inter e Milan. Il rogito notarile ha sancito il trasferimento dell’impianto e delle aree limitrofe, per un valore complessivo di 197 milioni di euro, aprendo una nuova fase per uno degli stadi più iconici del calcio mondiale.
Il passaggio di proprietà è il risultato di un lungo iter politico e tecnico, segnato da dibattiti, proteste e contrapposizioni tra chi difendeva la permanenza dello stadio come bene pubblico e chi invece sosteneva la cessione ai club. L’atto di vendita è stato reso possibile grazie a un complesso sistema di garanzie bancarie: i club hanno versato la prima tranche di 73 milioni di euro e ottenuto prestiti superiori ai 90 milioni.
La scadenza del 10 novembre, quando sarebbe scattato il vincolo architettonico sul secondo anello, ha imposto una corsa contro il tempo per completare la compravendita. Il nuovo progetto prevede la costruzione di uno stadio da 71.500 posti, con la parziale conservazione del Meazza a uso museale e commerciale, insieme a interventi di rigenerazione urbana nell’area circostante.
Vendita stadio San Siro, nel giorno del rogito scatta l’indagine della Procura: che cosa sta succedendo
Quello che doveva essere un momento di celebrazione è stato tuttavia accompagnato dall’apertura di un’inchiesta della Procura di Milano, ipotizzando una possibile turbativa d’asta. Come ha commentato Paolo Scaroni, presidente del Milan, “l’inchiesta? Siamo lontani da una tempesta, è un venticello. Di fronte ad un cittadino che si lamenta perché la procedura di gara non è stata di sua soddisfazione è normale che la Procura indaghi”.
L’attenzione dei magistrati si concentra sul bando comunale e sulle modalità con cui altri potenziali soggetti interessati siano stati esclusi o penalizzati. Come riportato da SkyTg24, tra i testimoni ascoltati figura Claudio Trotta, promoter musicale e fondatore del comitato “Sì Meazza”, che ha denunciato come l’avviso pubblico non consentisse una reale competizione: “non era nemmeno un bando” e definendolo un’“operazione di speculazione immobiliare” già predisposta a favore dei club.
I pm Paolo Filippini, Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi stanno acquisendo documenti e ricostruendo tutte le comunicazioni tra il Comune e gli interessati per verificare eventuali irregolarità procedurali. Al momento non risultano indagati ufficiali, ma l’inchiesta è agli inizi e potrebbe influire sul futuro sviluppo dell’impianto e sulle aree circostanti.
Parallelamente, le contestazioni politiche non si sono fermate: il consigliere comunale Enrico Fedrighini ha presentato un ricorso al TAR della Lombardia, lamentando “un’omessa convocazione di alcune commissioni” e contestando la regolarità della delibera del Consiglio comunale del 29 settembre.