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La plastica e l'ecosistema, idee per una gestione efficace

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Roma, 21 ott. (askanews) - Qual è l'impatto della plastica sul nostro ecosistema e come affrancarsi dalla produzione e dal consumo massivo di questo derivato del petrolio, che ancora oggi gioca un ruolo primario nella nostra vita quotidiana e nella nostra economia. Se ne è parlato a "New Plastic...

Roma, 21 ott. (askanews) – Qual è l’impatto della plastica sul nostro ecosistema e come affrancarsi dalla produzione e dal consumo massivo di questo derivato del petrolio, che ancora oggi gioca un ruolo primario nella nostra vita quotidiana e nella nostra economia. Se ne è parlato a “New Plastic Revolution” il secondo appuntamento 2019 di HITalk, progetto speciale di LVenture Group svoltosi sabato 19.

Francesco Cavuoto, speaker di HITalk: “Ho avuto modo di parlare con gli speaker e mi hanno illuminato perché in realtà ho pensato che la prima cosa che non dobbiamo fare è la semplificazione. Perché spesso sui social, anche attraverso le community, la prima cosa che si pensa, la soluzione è: ok c’è la plastica, eliminiamola, c’è il surriscaldamento globale, allora spegniamo tutti i termosifoni e moriamo tutti di freddo. Oppure semplicemente la cosa più importante è fare un analisi di costi in qualità di inquinamento e benefici di un oggetto: saremmo veramente in grado di sbarazzarci di un oggetto del genere anche se probabilmente inquina? Quindi la semplificazione non è una strada da perseguire e da attraversare. E poi hanno parlato di riutilizzo: per esempio dal lattosio ho scoperto che si possono creare delle nuove molecole di bioplastica per un economia circolare che si autogenera quindi una rigenerazione del refluo”.

Di impatto sull ecosistema delle cosiddette microplastiche ha parlato Francesca Garaventa, biologa marina e ricercatrice

Cnr-Ias. “La plastica è stato il primo inquinante grazie, tra virgolette, al quale, abbiamo iniziato a pensare anche da un punto di vista economico, dall economia lineare a quella circolare, quindi mettere insieme economisti fisici, biologi, esperti di materiali, a parlare di argomento del genere credo sia un passo fondamentale per riuscire a comunicare riguardo questo tipo di problema in una maniera corretta e costruttiva. Quindi la plastica, il rifiuto che noi gettiamo, una

volta in mare, va incontro a un serie di processi di disgregazione che lo rendono sempre più piccolo e quando arriviamo a delle dimensioni sotto i 5 millimetri, parliamo di microplastiche. Ancora sappiamo poco degli effetti di questi materiali sugli organismi marini e sull’ecosistema marino. Quindi la ricerca è necessaria per riuscire a stimare veramente i livelli di rischio di questo contaminante emergente perché siamo davanti a qualcosa di diverso dalle comuni sostanze chimiche con le quali siamo stati abituati a relazionarci per capire quali fossero gli effetti”.

Un esempio su come ri-usare in maniera efficace i rifiuti è stato illustrato da Valerio Miceli, ricercatore Enea. “Questo evento è veramente emozionante perché davvero fa incontrare da una parte la ricerca, quindi tutto quello che si muove dentro il mondo della ricerca e l’Università. Con un pubblico che magari non è molto vicino a certi temi però questi contenitori servono a questo: ad avvicinare il pubblico alla ricerca, all’Università e a quello che si fa nei laboratori. E’

molto importante che ci siano sempre più di questi eventi proprio affinché si crei questa forte sinergia, questa consapevolezza da parte del pubblico di quello che sta succedendo sul mondo delle plastiche. Sul mondo delle plastiche e delle bioplastiche, si passa da un modello di economia lineare che ci caratterizza ancora tutt oggi fino ad arrivare a concepire questo nuovo modello anche dietro linee guida appositamente dettate dall’Unione europea che fanno sì che la circolarità diventi un elemento centrale anche del nostro modo di vivere”.