Argomenti trattati
In un angolo remoto della provincia di Chieti, a pochi chilometri dal mare di Vasto, vive una famiglia che ha scelto di abbandonare il ritmo frenetico della vita urbana per immergersi in un’esistenza semplice e a contatto con la natura. Catherine Birmingham, 45 anni, originaria dell’Australia, e suo marito Nathan Trevallion, 51 anni, britannico, hanno deciso di allevare i loro tre figli in un’ex casa colonica priva di acqua corrente ed elettricità tradizionale.
In questo contesto, i pannelli solari forniscono l’energia necessaria, mentre un pozzo rifornisce l’acqua potabile.
Una vita in armonia con la natura
Questa scelta di vita ha sollevato non poche polemiche. Dopo un episodio di intossicazione da funghi avvenuto il 23 settembre, che ha richiesto il ricovero ospedaliero della famiglia, la Procura per i minorenni dell’Aquila ha avviato un’indagine sulla situazione abitativa dei bambini. Durante i soccorsi, i carabinieri hanno notato le peculiarità della loro vita quotidiana, segnalando la mancanza di un pediatra e l’assenza di un’educazione scolastica tradizionale. I tre bambini, una bambina di otto anni e due gemelli di sei, non frequentano la scuola, seguendo invece il metodo dell’un-schooling, un approccio educativo che consente un apprendimento libero.
Le preoccupazioni della Procura
Le relazioni degli operatori sociali indicano che i minori vivono in condizioni ritenute non idonee e che la loro educazione non segue un percorso educativo standard. A seguito di queste segnalazioni, la Procura ha richiesto la sospensione della potestà genitoriale, con l’intento di affidare temporaneamente i bambini a un’altra famiglia. La decisione finale spetterà al giudice dell’Aquila, ma attualmente i tre piccoli rimangono con i genitori, sotto osservazione.
La difesa della famiglia
Catherine e Nathan si difendono con fermezza, affermando che il loro è un caso di vita alternativa, non di abuso o degrado. L’avvocato della coppia, Giovanni Angelucci, sottolinea che non si tratta di una famiglia in difficoltà economica, ma di un nucleo che ha scelto di vivere in modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente. “Non viviamo isolati”, afferma Catherine, che racconta di come i loro figli partecipino a diverse attività sociali e di come siano seguiti da una pediatra di fiducia.
Un’educazione alternativa
La coppia ha scelto di educare i propri figli lontano dalla tossicità della società moderna e dalla tecnologia invasiva. I bambini, pur non frequentando una scuola tradizionale, partecipano a corsi di studio domestico settimanali con un’insegnante del Molise e possono interagire con altri bambini. “Li portiamo al parco e condividono momenti con altri piccoli”, aggiunge la madre. Anche se la televisione non è parte della loro vita quotidiana, i bambini guardano un documentario alla settimana sui dispositivi mobili dei genitori.
Il futuro incerto della famiglia
Con la situazione che rimane in attesa di una decisione giudiziaria, la famiglia vive un periodo di incertezza. I loro sostenitori vedono nella loro scelta un esempio di libertà educativa, mentre i critici temono che l’isolamento possa avere effetti negativi sui bambini. “Non ci manca nulla, viviamo con poco ma in pace”, afferma Catherine, descrivendo come la famiglia si adatti a uno stile di vita che privilegia la connessione con la natura. Le loro giornate sono piene di attività all’aperto, cura degli animali e momenti di apprendimento.
La questione solleva interrogativi importanti sul confine tra libertà educativa e responsabilità genitoriale, e non mancherà di essere al centro del dibattito pubblico nei prossimi mesi.