Milano, 02 ott. (askanews) – Voiello prova a innovare la tradizione della pasta italiana lanciando sul mercato due nuovi formati. Con il paccariello capriccioso e lo spaghettone innamorato, il marchio di pasta campano punta a rispondere alle esigenze di un consumatore sempre più aperto a sperimentare in cucina, interessato a tutto quello che non è “la solita minestra”.
“Sicuramente innovare nella pasta è una sfida molto importante, ma che ci appassiona tanto – Luigi Loico, marketing associate director Voiello – per noi è una grande responsabilità, soprattutto consapevoli che gli italiani hanno chiare le aspettative in termini di performance qualitative del prodotto. Ma oggi sappiamo che non c’è solo quello: ci sono anche bisogni crescenti di sperimentazione in cucina, di esprimere la propria creatività e quindi di provare qualcosa di nuovo. Ed è quello che è emerso da uno studio che abbiamo condotto con Astra Ricerche per Voiello, dove appunto emerge che per tre italiani su quattro sperimentare in cucina e appunto provare le novità è qualcosa che motiva e che rende viva questa passione per la pasta”.
E il formato è uno degli elementi determinanti per l’acquisto della pasta. Un elemento che deve sorprendere per quattro italiani su dieci ma che deve saper conservare un legame con la tradizione per oltre la metà di loro. Aspetti a cui Voiello ha cercato di dare forma:
“I due nuovi formati, il paccariello capriccioso e lo spaghettone innamorato, interpretano al meglio il Dna della marca e la sua anima esuberante, consapevoli del voler proporre alle persone il piacere eccezionale di una pasta di qualità elevata – spiega Loico – Siamo partiti da due grandi icone della nostra storia culinaria e storia partenopea, che sono appunto il pacchero e lo spaghetto, e lo abbiamo reinterpretato per rinnovare l’esperienza di consumo e renderla ancora più sorprendente per i nostri consumatori”.
Ma come nasce un nuovo formato di pasta e quanto lavoro serve dall’idea al piatto in tavola?
“Un team di lavoro è partito quasi due anni fa – Marzia Silva, direttore R&D Voiello – Una volta che abbiamo messo a terra questi capisaldi, siamo partiti e siamo andati in impianto pilota. L’impianto pilota è una piccola linea industriale dove, insieme anche ai trafilai, che sono degli orafi sostanzialmente, abbiamo sviluppato per il paccariello abbiamo fatto 97 prove per arrivare a 12 formati diversi uno dall’altro e quando parliamo dello spaghettone ancora di più. Una volta che abbiamo scelto, siamo andati in industriale, perché quello che abbiamo fatto in pilota doveva essere assolutamente uguale, se non migliore, a livello industriale”.
Prima di arrivare alla scelta definitiva sono state testate sette diverse trafile per il paccariello e nove per lo spaghettone, tutte al bronzo per conferire alla pasta quella ruvidità ricercata da più di un italiano su due. Un vero e proprio lavoro di ingegneria culinaria che ha permesso di reinventare due grandi classici della cucina campana, come il pacchero e lo spaghetto.