Von der Leyen: "Utilizzare i profitti dei beni russi congelati per armare l'Ucraina"

Il capo della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha illustrato i piani per l'acquisto di armi congiunte per l'Ucraina

Si accentua il dibattito tra gli alleati europei su come continuare a sostenere il Paese.

A riguardo Ursula von der Leyen ha dichiarato che i profitti dei beni congelati dalla Russia dovrebbero essere impiegati per acquistare armi per Kiev.

La proposta di Ursula Von der Leyen per l’Ucraina

La proposta è l’ultima ipotesi su come sfruttare i circa 300 miliardi di euro di beni russi congelati dai Paesi del G7 in risposta all’invasione su larga scala da parte di Mosca due anni fa.

L’idea arriva dopo che non si è raggiunto un consenso unanime sull’utilizzo dei fondi e sul modo più adeguato per farlo. “È ora di iniziare una conversazione sull’utilizzo dei profitti inaspettati dei beni russi congelati per l’acquisto congiunto di attrezzature militari per l’Ucraina” ha dichiarato la presidente della Commissione europea, aggiungendo che “Non ci potrebbe essere un simbolo più forte e un uso maggiore di questo denaro per rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere“.

La risposta dei Paesi Ue

Si tratta del primo caso in cui l’Unione Europea collega l’uso dei beni russi congelati ad un potenziale approvvigionamento di armi. I confronti precedenti si erano infatti sempre concentrati sul trasferimento dei proventi nel bilancio dell’UE, al fine di investire nella ricostruzione del Paese martoriato dal conflitto. Utilizzarli per l’equipaggiamento militare potrebbe quindi comportare un canale diverso. Kiev ha intanto fatto sapere che la situazione sta diventando sempre più critica, in quanto l’esercito sembra essere pericolosamente a corto di munizioni e soprattutto di armi a lungo raggio per rispondere all’offensiva russa.

Il sostegno a Kiev

Anche i colloqui sul fondo UE stanziato per rimborsare i governi che forniscono armi all’Ucraina, vanno a rilento a causa dei disaccordi sulle regole che lo disciplinano. La Francia in particolare ha ribadito la sua posizione secondo cui il denaro dovrebbe essere speso per acquistare armi prodotte nel blocco. I Paesi dell’Unione hanno tuttavia cercato di raccogliere 1,5 miliardi di euro per comprare armi di fabbricazione straniera, nell’ambito di un piano di ripiego guidato dalla Repubblica Ceca.