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Attacchi aerei a Khartoum: L'incertezza sul futuro dell'aeroporto internazionale

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Esplosioni a Khartoum: il riavvio dell'aeroporto è ora incerto, mentre la crisi umanitaria continua ad aggravarsi.

Nelle ultime settimane, la situazione a Khartoum è diventata sempre più tesa, con attacchi aerei che si susseguono senza sosta. I residenti della capitale sudanese hanno sentito esplosioni vicino all’aeroporto internazionale di Khartoum, creando un clima di incertezza riguardo alla sua riapertura.

Da martedì, le forze paramilitari conosciute come Rapid Support Forces (RSF) hanno intensificato le loro operazioni, lanciando droni e missili superficie-aria contro la città.

Questo attacco rappresenta il quarto giorno consecutivo di aggressioni, complicando ulteriormente la già difficile situazione nella capitale.

I fatti

Il conflitto in Sudan ha avuto inizio ad aprile, causando gravi perdite umane e un esodo di massa. Le stime parlano di decine di migliaia di morti e circa 12 milioni di persone costrette a lasciare le proprie case. Attualmente, circa 30 milioni di sudanesi necessitano di assistenza umanitaria, rendendo questa crisi una delle più gravi al mondo.

Riapertura dell’aeroporto

La riapertura dell’aeroporto di Khartoum era prevista per il 26 ottobre, dopo due anni di conflitto. Tuttavia, un aereo di linea della Badr Airlines è riuscito ad atterrare solo mercoledì, prima che un funzionario dell’aeroporto annunciasse un rinvio dell’apertura a causa dei continui attacchi. La situazione ha lasciato i cittadini con molte domande e poche risposte.

Le conseguenze sui residenti

La ripresa della vita quotidiana a Khartoum è complicata dalla devastazione inflitta dai conflitti. Molti residenti tornano alle loro case, solo per trovarle in condizioni disastrose. Alfatih Bashir, un uomo il cui sogno di una casa è stato distrutto, ha raccontato di come il suo immobile sia crollato, lasciandolo senza risorse per le riparazioni.

La crisi economica

Inoltre, il crollo della valuta locale ha reso impossibile la ricostruzione anche per coloro che sono riusciti a mantenere un lavoro. Il pound sudanese ha subito un’impennata, passando da 600 a 3.500 unità per dollaro americano dall’inizio del conflitto. Questa situazione ha reso i materiali da costruzione non solo costosi, ma anche difficili da reperire.

Mohammed Ali, un commerciante, ha descritto come le difficoltà nelle forniture rendano gli acquisti sempre più rari. “La gente non ha più la possibilità di acquistare materiali per la costruzione”, ha affermato, evidenziando la diminuzione delle vendite a causa dei controlli di sicurezza e dell’aumento dei prezzi.

Le promesse del governo e la realtà dei fatti

Il governo sudanese ha promesso di investire nella ricostruzione della capitale, ma finora ha principalmente concentrato gli sforzi sulle istituzioni statali. I cittadini, nel frattempo, si trovano a dover gestire la ricostruzione delle proprie vite senza un adeguato supporto esterno. Le testimonianze di chi ha perso tutto sono strazianti e riflettono la gravità della situazione.

Il racconto di Afaf Khamed è emblematico: “Questa casa è il luogo dove siamo nati e dove abbiamo celebrato i matrimoni di famiglia. Ora non abbiamo i mezzi per ricostruire”, ha detto, evidenziando la disperazione di molti che non sanno come procedere in questo momento difficile.

La crisi umanitaria in Sudan è diventata un tema centrale nel dibattito internazionale, con richieste di assistenza che aumentano ogni giorno. La necessità di un intervento concreto e di strategie per la ricostruzione è più urgente che mai, mentre la popolazione continua a soffrire a causa della guerra.