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Ballymena: le violenze razziste spingono le famiglie a fuggire

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A Ballymena, l'atmosfera è tesa: famiglie di immigrati fuggono dalle violenze razziste, mentre la polizia cerca rinforzi.

BALLYMENA, Irlanda del Nord — In un clima di paura e tensione, Elena ha smesso di fare shopping nel suo quartiere. Le violenze razziste che hanno colpito la sua comunità l’hanno costretta a restare chiusa in casa, con le luci spente e un estintore a portata di mano. La sua strada è diventata un campo di battaglia notturno in cerca di facce straniere, con finestre infrante e mattoni anneriti dal fuoco che raccontano una storia di intolleranza e odio.

Un attacco insostenibile

La situazione è precipitata dopo che un gruppo di adolescenti, due ragazzi di soli 14 anni, è stato accusato di tentato stupro nei confronti di una ragazza di Ballymena. La notizia ha scatenato una protesta che, seppur pacifica all’inizio, ha rapidamente preso una piega violenta. Centinaia di manifestanti, tra cui molti uomini mascherati, hanno iniziato a dirigersi verso le abitazioni degli immigrati, trasformando la protesta in una vera e propria caccia all’uomo.

Fuga dalla paura

Almeno 14 famiglie di immigrati hanno già abbandonato le proprie case, trovando rifugio in altre strutture. Le violenze non risparmiano nessuno: oltre 60 agenti di polizia sono rimasti feriti durante gli scontri con i rivoltosi. La polizia dell’Irlanda del Nord, già sotto pressione, cerca rinforzi da altre forze di polizia del Regno Unito. Nel frattempo, la comunità locale è divisa tra chi condanna le violenze e chi, invece, si fa portavoce di un movimento xenofobo.

Un contesto storico complesso

Il razzismo non è una novità per l’Irlanda del Nord, la regione meno etnicamente diversificata del Regno Unito. Gli immigrati, provenienti principalmente dall’Europa dell’Est, Asia e Africa, si sono stabiliti nei quartieri più poveri, spesso sotto la minaccia di gruppi paramilitari locali. I cosiddetti gruppi lealisti, come l’Ulster Defence Association e l’Ulster Volunteer Force, hanno una lunga storia di violenze contro chiunque percepiscano come un intruso.

Elena racconta la sua esperienza: “Non so quanto ancora posso vivere qui. È ciò che vogliono: costringermi a scappare.” La sua casa, come molte altre, è diventata un simbolo della lotta contro l’intolleranza. “Dovrei mettere una bandiera per proteggermi? È inaccettabile!”

Le reazioni istituzionali

Le autorità locali cercano di contenere l’onda di violenza. La prima ministra Michelle O’Neill ha chiesto le dimissioni di un suo collega del DUP, Gordon Lyons, a causa di un post sui social media che rivelava la posizione di un centro di emergenza per immigrati. Questo ha portato a un attacco contro la struttura, senza feriti, ma con un clima di terrore crescente.

“Quattro notti di violenze sono inaccettabili. Dobbiamo dire no al razzismo,” afferma O’Neill, mentre i leader politici cercano di mantenere un’apparenza di unità. Ma la tensione tra i partiti di potere è palpabile, e la situazione rischia di degenerare ulteriormente.

Una risposta della comunità

In risposta alla crescente violenza, alcuni gruppi locali hanno iniziato a incoraggiare i residenti a registrare le loro proprietà come occupate da nativi, per scoraggiare i vandali. La paura è palpabile, e la comunità è in stato d’allerta. Elena, come molti altri, si chiede se possa mai sentirsi al sicuro nel luogo che ora chiama casa.

La situazione è tesa, e gli sviluppi futuri sono incerti. La polizia sta lavorando duramente per ripristinare la calma, ma la domanda rimane: quanto tempo ci vorrà perché questa spirale di odio e violenza si fermi?