Dall’alba Gaza torna a sanguinare. Nuovi raid e nuovi bombardamenti colpiscono l’area di Gaza. Le sirene urlano, polvere e detriti riempiono l’aria. La gente corre. Di nuovo.
Bombardamenti a Gaza, 36 palestinesi morti: una mattina di terrore secondo Wafa
Almeno 36 palestinesi sono morti e decine di feriti nei bombardamenti dell’esercito israeliano sulla Striscia di Gaza.
Lo segnala l’agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti mediche locali. La scena che arriva da Al-Tuwam, a nord di Gaza City, è terribile. Secondo i medici, uno degli attacchi più letali ha colpito un’abitazione, spazzando via 14 civili. Quattordici vite, tutte della stessa famiglia, come riporta al-Jazeera.
Le prime luci del giorno hanno visto esplosioni che hanno squarciato il silenzio notturno. Vetri rotti, calcinacci, urla. Chi ha vissuto la guerra sa riconoscerne i segnali. “Non c’è più un posto sicuro”, racconta un residente, il volto segnato dalla polvere, gli occhi ancora pieni di paura. Si riferisce alle continue sirene, ai boati che non danno tregua. Altri sopravvissuti camminano tra le macerie. Portano ciò che possono salvare. Fotografie, qualche vestito, ricordi di vite interrotte.
I medici parlano di un ospedale sovraffollato, di ambulanze che corrono avanti e indietro, e di infermieri che cercano di fare miracoli con le mani nude. “È un inferno quotidiano”, dice uno di loro a Wafa, chiedendo di non essere nominato per paura di ritorsioni.
Ma non è solo Gaza. Secondo l’emittente israeliana Kan, gli Emirati Arabi Uniti hanno convocato l’ambasciatore israeliano ad Abu Dhabi per protestare contro il raid dell’Idf a Doha, mirato ai dirigenti di Hamas. Gli Emirati hanno ribadito di “essere al fianco del Qatar”. Una diplomazia tesa, mentre a Gaza si contano i cadaveri e i sopravvissuti cercano di capire come sfuggire ai bombardamenti.
Dall’alba 36 morti nei bombardamenti raid dell’Idf a Gaza: dramma e tensione internazionale
Non solo Gaza. Anche il Libano registra oggi tensioni crescenti. Cosa sta succedendo? Times of Israel riporta due attacchi israeliani nel sud del Paese: un drone ha colpito un’auto a Aita al-Jabal. Al momento non risultano vittime. Poco dopo, a Mays al-Jabal, le forze israeliane hanno demolito un’abitazione. I media libanesi hanno pubblicato filmati della struttura ridotta a macerie dopo il ritiro dell’esercito.
La tensione è palpabile, al momento le strade sono vuote, i vicoli silenziosi, ma lontano e neanche tanto si sente il rumore delle esplosioni. Chi vive lì non parla più di paura, parla direttamente di sopravvivenza. Le voci dei bambini che piangono, dei vicini che cercano di aiutarsi tra di loro, dei soccorritori che scavano tra le macerie. Una quotidianità spezzata, dove anche un piccolo gesto diventa eroico.
Secondo le fonti mediche di Wafa, tra i 36 palestinesi morti per i bombardamenti ci sarebbero uomini, donne e bambini. Tante storie interrotte, sogni spezzati? Una madre che piange un figlio, un padre che non sa più come proteggere la famiglia, vicini che cercano di coprire i feriti con lenzuola improvvisate. “Non so più cosa pensare. Ogni giorno è peggio del precedente”, dice un testimone a al-Jazeera, con la voce rotta.
E intanto, sullo sfondo, i governi cercano di mediare, di dialogare, di non far esplodere ulteriormente la tensione internazionale. Ma per chi è tra le macerie, queste parole suonano vuote. Wafa racconta le cifre, i nomi, ma non può raccontare il dolore, quello rimane invisibile, impalpabile, eppure onnipresente.
Le cronache di oggi parlano di numeri, raid, diplomatici, proteste. Ma sul terreno, a Gaza e nel Libano meridionale, c’è solo il rumore assordante della guerra e il silenzio di chi ha perso o sta perdendo tutto.