Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare Antimafia a seguito dell’attentato subito davanti alla sua abitazione. L’incontro ha rappresentato “un momento di confronto importante”, come lo stesso Ranucci ha definito, e ha messo in luce la centralità della protezione istituzionale per chi esercita giornalismo investigativo. La Commissione ha ribadito la sua vicinanza al cronista, sottolineando che la difesa della libertà di stampa è parte integrante della democrazia, soprattutto di fronte a tentativi di intimidazione gravi come quello subito dal conduttore.
Audizione alla Commissione Antimafia: “Un momento di confronto importante”
Sigfrido Ranucci è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare Antimafia a seguito dell’attentato dinamitardo subito il 16 ottobre davanti alla sua abitazione. La presidente Chiara Colosimo ha espresso “la più sincera solidarietà e ferma condanna per quanto avvenuto”, sottolineando come la presenza del giornalista dimostri l’impegno delle istituzioni a proteggere chi denuncia tentativi di intimidazione.
L’audizione, durata circa un’ora, ha incluso anche una parte secretata su richiesta del giornalista, riguardante pedinamenti e minacce ricevute in passato in relazione alle inchieste di Report sul caso Moro, su Piersanti Mattarella e sulle stragi degli anni ’90. Ranucci ha raccontato:
“Dopo l’attentato di ottobre il livello della mia scorta è passato al quarto, con una coppia di agenti e l’auto blindata”, precisando che non sono seguite altre minacce.
L’incontro è stato definito da lui stesso “un luogo istituzionale, sentire che le istituzioni sono vicine è sempre un bel segnale… per me e per tutti i colleghi che esercitano la libertà di stampa sapere che lo Stato è vicino è un segnale bello per la democrazia, al di là delle polemiche e della diversità di idee”.
Durante l’audizione, Ranucci ha anche chiarito le motivazioni alla base della diffusione dell’audio tra l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e sua moglie, la giornalista Rai Federica Corsini, precisando che si trattava di materiale di interesse pubblico:
“Se non è d’interesse pubblico un audio in cui la moglie di un ministro, che non è una persona privata ma è una collega Rai come lo sono io, chiede al ministro di intervenire sul suo capo di gabinetto… allora non so cosa lo sia”.
Caso Report e Garante della Privacy: l’annuncio di Ranucci su Ghiglia all’Antimafia
Ranucci tornerà domani davanti alla Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai, insieme al direttore dell’intrattenimento Paolo Corsini, con cui ha un rapporto di fiducia sul piano editoriale: “Corsini è un direttore che va rispettato perché mi ha lasciato libero dal punto di vista editoriale. La libertà editoriale è un valore inestimabile”. Tuttavia, il giornalista auspica un maggiore sostegno alla trasmissione:
“Vorrei che credesse di più nella difesa di Report e riuscisse a farci ridare le quattro puntate che sono state tagliate e magari battere di più i pugni sul tavolo di chi decide per valorizzare ancora di più una trasmissione come Report”.
Il tema della multa record inflitta dal Garante della Privacy ha animato le dichiarazioni di Ranucci, che ha voluto ringraziare Agostino Ghiglia:
“Ghiglia è stato l’unico dei tre che hanno votato per la sanzione ad avere un rigurgito di coscienza, probabilmente non voleva sanzionare Report”.
Sul caso, come riportato dall’Adnkronos, ha aggiunto:
“Noi abbiamo dimostrato che gli altri invece avevano interesse personale o politico nel voler sanzionare la trasmissione. Ghiglia purtroppo è rimasto vittima del suo rigurgito di coscienza perché è andato a chiedere che cosa avrebbe dovuto fare ad Arianna Meloni”.
Il giornalista ha inoltre evidenziato l’efficienza di Report, spiegando che, sebbene si discutesse dei costi, la trasmissione rappresenta una delle più virtuose della prima serata della Rai, con compensi tra i più bassi della storia dei conduttori e risultati tra i migliori.