Londra, 29 mag. (Adnkronos) – Il riarmo globale rappresenta una minaccia per gli obiettivi climatici. Secondo uno studio del Conflict and Environment Observatory, infatti, il solo riarmo pianificato dalla Nato potrebbe far aumentare le emissioni di gas serra di quasi 200 milioni di tonnellate all'anno. Mentre il mondo è coinvolto nel più alto numero di conflitti armati dalla Seconda guerra mondiale, i paesi hanno avviato spese militari ingenti, raggiungendo collettivamente la cifra record di 2,46 trilioni di dollari nel 2023.
Per ogni dollaro investito in nuovi armamenti, non c'è solo un costo in termini di emissioni di carbonio, ma anche di opportunità per un potenziale intervento sul clima, a cui si aggiunge l'enorme numero di vittime causato dai conflitti armati.
"C'è una reale preoccupazione per il modo in cui stiamo dando priorità alla sicurezza a breve termine e sacrificando quella a lungo termine", ha affermato Ellie Kinney, ricercatrice del Conflict and Environment Observatory e coautrice dello studio condiviso in esclusiva con il Guardian. "A causa di questo tipo di approccio disinformato che stiamo adottando, ora stiamo investendo in una rigida sicurezza militare, aumentando di conseguenza le emissioni globali e peggiorando ulteriormente la crisi climatica". Tutto questo non potrà che portare a ulteriori violenze, con il cambiamento climatico stesso sempre più visto come un motore di conflitto, seppur indiretto. Nella regione sudanese del Darfur, il conflitto era legato alla competizione per le scarse risorse dopo prolungate siccità e desertificazione. Nell'Artico, il ritiro dei ghiacci marini sta creando tensioni su chi dovrebbe controllare petrolio, gas e importanti risorse minerarie, ora accessibili.
Sono pochi gli eserciti che dichiarano in modo trasparente l'entità del loro utilizzo di combustibili fossili, ma i ricercatori hanno stimato che complessivamente sono già responsabili del 5,5% delle emissioni globali di gas serra. Si prevede che questa cifra aumenterà con l'intensificarsi delle tensioni in diverse regioni. Gli Stati Uniti, per decenni il maggiore consumatore mondiale di risorse militari, hanno detto di aspettarsi che i loro alleati della Nato dedichino molte più risorse alle loro forze armate.
Secondo il Global Peace Index, nel 2023 la militarizzazione è aumentata in 108 paesi. Con 92 paesi coinvolti in conflitti armati, in luoghi che vanno dall'Ucraina e Gaza al Sud Sudan e alla Repubblica Democratica del Congo, con le tensioni crescenti tra Cina e Stati Uniti su Taiwan e con il conflitto congelato tra India e Pakistan che divampa, i governi che temono la guerra stanno investendo molto nei loro eserciti.
In Europa l'aumento è stato particolarmente drammatico: tra il 2021 e il 2024, la spesa per le armi degli Stati dell'Ue è aumentata di oltre il 30%, secondo l'International Institute for Economics and Peace. A marzo, l'Ue ha fatto sapere che si sarebbe andati oltre, con proposte per una spesa aggiuntiva di 800 miliardi di euro grazie al piano "ReArm Europe". In un'analisi per l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari del Disarmo, il Conflict and Environment Observatory ha analizzato il potenziale impatto di una maggiore militarizzazione sul raggiungimento degli obiettivi climatici. I risultati sono stati sconfortanti: il probabile aumento delle emissioni dovuto alla sola rimilitarizzazione della Nato sarebbe pari a quello di un paese grande e popoloso come il Pakistan.