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Colloqui Russia-Ucraina: Istanbul non basta a fermare la guerra

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Nei colloqui Russia-Ucraina del 2 giugno a Istanbul, pochi segnali di avanzamento: la guerra continua senza tregua.

A più di tre anni dall’inizio dell’invasione russa, la pace tra Mosca e Kiev resta lontana. Il 2 giugno, nella cornice neutra di Istanbul, si è tenuto un nuovo round di colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina. L’incontro, seguito con attenzione dalla comunità internazionale, non ha prodotto risultati concreti né segnali di una svolta diplomatica imminente.

Nonostante le pressioni internazionali e l’urgenza umanitaria sul terreno, le posizioni delle due parti sembrano ancora distanti, confermando lo stallo in cui versa il conflitto.

Erdogan rilancia l’idea di un vertice Putin-Zelensky in Turchia

Dopo poco più di un’ora di colloqui, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha confermato il suo ruolo di mediatore nel conflitto tra Russia e Ucraina, rilanciando la proposta di un incontro diretto tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. L’eventuale vertice potrebbe svolgersi in Turchia, nelle città di Istanbul o Ankara, e potrebbe vedere anche la partecipazione di Donald Trump, il quale si sarebbe detto disponibile a prendere parte a un incontro qualora i due leader fossero pronti a confrontarsi faccia a faccia.

Guerra, colloqui Russia-Ucraina: a Istanbul nessuna svolta verso la pace

La delegazione ucraina si è presentata in Turchia con una posizione ben definita, rinnovando la richiesta di una tregua incondizionata di almeno un mese. Tuttavia, i negoziatori hanno riferito che Mosca ha respinto l’istanza. Da parte sua, la Russia ha dichiarato di aver avanzato una propria proposta di cessate il fuoco, seppur molto più ristretta rispetto a quella ucraina: una pausa di due o tre giorni, applicabile solo ad alcune aree specifiche del fronte, come indicato dal capo della delegazione russa, Vladimir Medinsky.

Su questo punto, le posizioni restano distanti. Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, ha ribadito che solo una tregua senza condizioni può aprire la strada a un vero negoziato.

Mosca, invece, ha presentato a Kiev due proposte alternative per giungere a una tregua. La prima prevede il ritiro completo delle forze ucraine dai territori attualmente parzialmente controllati dall’esercito russo — Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Solo in seguito si potrebbe attuare un cessate il fuoco della durata di 30 giorni, condizionato al completamento del ritiro entro lo stesso arco temporale. La seconda opzione è più articolata e prevede: la revoca della legge marziale in Ucraina, l’organizzazione di elezioni entro 100 giorni, lo scioglimento delle forze armate mobilitate, il divieto di presenza di truppe straniere sul suolo ucraino e la cessazione degli aiuti militari internazionali.

Mosca ha consegnato a Kiev un memorandum “molto dettagliato” che i negoziatori ucraini stanno esaminando. Secondo Vladimir Medinsky, il documento è diviso in due parti: la prima su come raggiungere una pace duratura, la seconda sui passi per un cessate il fuoco totale, con possibilità di diverse opzioni.

Durante l’incontro è stata consegnata alla Russia una lista di bambini che, secondo l’Ucraina, sarebbero stati deportati dall’esercito russo — accusa per cui la CPI ha emesso un mandato d’arresto contro Putin. Medinsky ha negato le accuse, sostenendo che si trattava di bambini salvati dai soldati russi e non rapiti. Ha ridimensionato i numeri citati dall’Ucraina, affermando che inizialmente si parlava di un milione e mezzo di minori, poi 200mila, poi 20mila, ma che ora esisterebbe un elenco ufficiale con soli 339 nomi. Ha infine criticato l’approccio mediatico, accusando l’Ucraina di voler impressionare l’opinione pubblica europea.

Kiev ha, inoltre, chiesto uno scambio di prigionieri; secondo Ria Novosti, le parti hanno concordato la restituzione di prigionieri feriti, malati o sotto i 25 anni, in quello che Mosca definisce il più grande scambio finora. La Russia promette anche di consegnare le salme di 6mila soldati ucraini.

Dopo i colloqui, Zelensky ha chiesto a Donald Trump nuove sanzioni contro Mosca per fermare la guerra, ripetendo una richiesta già avanzata al vertice Nato di Vilnius.

L’incontro si è chiuso senza risultati concreti e al momento non è chiaro se ci saranno sviluppi nelle prossime ore. Resta da vedere se emergerà la disponibilità a nuovi colloqui o a un eventuale incontro diretto tra i leader. Intanto, le operazioni militari proseguono senza cambiamenti.