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Dazi statunitensi: crisi per l'industria solare in Asia nel 2025

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L'industria solare in Asia è in crisi a causa dei dazi statunitensi, lasciando migliaia di lavoratori in difficoltà.

La recente imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti ha gettato un’ombra pesante sull’industria dell’energia solare in Thailandia, Cambogia, Vietnam e Malesia. Chonlada Siangkong, madre di 33 anni, ha ricevuto un messaggio che le comunicava la perdita del lavoro in una fabbrica di celle solari a Rayong. La Standard Energy Co., un’importante azienda del settore, ha chiuso i battenti in attesa dell’entrata in vigore di dazi che possono arrivare fino al 3.500% sulle esportazioni di pannelli solari.

Una decisione che segna un colpo duro per un settore che rappresenta circa l’80% dei prodotti solari venduti negli Stati Uniti.

L’impatto immediato sui lavoratori

La notizia ha lasciato molti, come Chonlada, in uno stato di shock. “Ci hanno detto di non venire più al lavoro e non ci pagheranno alcuna indennità”, ha dichiarato. Gli effetti di questa crisi si fanno sentire in tutta la regione, con migliaia di lavoratori che affrontano un futuro incerto. I funzionari statunitensi accusano i produttori cinesi di utilizzare le fabbriche del sud-est asiatico per eludere i dazi e immettere sul mercato pannelli solari a basso prezzo, danneggiando l’industria locale.

Le aziende colpite

Tra le aziende menzionate ci sono Jinko Solar e Trina Solar, giusto per citare alcune delle più influenti. Queste aziende hanno stabilimenti significativi nei paesi colpiti dai dazi. Nel 2023, le esportazioni tailandesi di prodotti solari verso gli Stati Uniti hanno raggiunto un valore di oltre 3,7 miliardi di dollari, solo 200 milioni in meno rispetto al Vietnam. Ma adesso, la situazione è cambiata radicalmente.

Prospettive future incerte

Ben McCarron, esperto di rischio, avverte che l’industria manifatturiera potrebbe allontanarsi completamente dal sud-est asiatico. “Stiamo assistendo a una chiara tendenza verso il protezionismo”, afferma. Le ripercussioni di questa decisione potrebbero essere devastanti, con già alcune aziende che hanno iniziato a chiudere i battenti e a trasferirsi in altre regioni.

Il ruolo della Cina

La Cina, che ha investito enormemente in energia pulita nella regione, viene accusata di aver dato ai propri produttori un vantaggio sleale attraverso sussidi. Tra il 2013 e il 2023, la Cina ha investito 2,7 miliardi di dollari in progetti di energia pulita in vari paesi del sud-est asiatico. Questo ha portato a una crescita dell’industria, ma ora la situazione è in bilico.

Reazioni e riflessioni

Molti esperti temono che il settore non si riprenderà mai completamente. “Non sono solo i lavoratori a bassa qualifica a essere colpiti, ma anche tecnici e lavoratori specializzati”, avverte Tara Buakamsri di Greenpeace. Tuttavia, ci sono anche voci ottimistiche. Alcuni sostengono che le aziende cinesi potrebbero comunque fornire i prodotti necessari per raggiungere gli obiettivi di emissione della regione.

Possibili soluzioni

Per le aziende solari del sud-est asiatico, la sopravvivenza potrebbe dipendere dalla capacità dei governi di snellire le procedure burocratiche e di ridurre il controllo delle multinazionali petrolifere sul mix energetico. La situazione attuale potrebbe rappresentare un’opportunità per accelerare le iniziative politiche che stimolino il mercato solare domestico.

Implicazioni globali

Escludere le importazioni di energia solare dal sud-est asiatico potrebbe ostacolare la transizione verso fonti di energia più sostenibili negli Stati Uniti. Pavida Pananond, professore di affari internazionali, sottolinea che la produzione di celle solari in Thailandia è fortemente orientata all’export. “I dazi solari danneggeranno anche i consumatori americani, poiché i prezzi aumenteranno”.