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La caduta di el-Fasher, la città natale di Mohammed Zakaria, segna un drammatico capitolo nella guerra civile sudanese. Mentre il mondo esterno osserva, la situazione si deteriora rapidamente, culminando nella presa della città da parte delle forze paramilitari note come Rapid Support Forces (RSF). Zakaria, attivista e giornalista video, ha seguito gli eventi da Kampala, in Uganda.
La notizia della perdita della sua città ha avuto un impatto devastante sulla sua vita.
La caduta di el-Fasher e la scoperta delle atrocità
Il 29 ottobre, Zakaria ha trascorso due notti insonni, ansioso di notizie riguardanti la sua famiglia e la sua città. Quando ha appreso che el-Fasher era ora sotto il controllo delle RSF, ha iniziato a cercare informazioni sui social media. Purtroppo, ciò che ha trovato è stato terribile: video pubblicati dai soldati RSF che festeggiavano accanto ai corpi di diversi uomini, tra cui tre dei suoi zii.
Un messaggio agghiacciante
“Stavano celebrando uccidendo le persone,” ha dichiarato Zakaria, esprimendo il suo sgomento. Un altro zio, di cui non si hanno notizie, ha visto la sua foto profilo su Facebook sostituita da quella di un combattente RSF, un segnale inquietante della sua sorte. “Siamo spaventati per lui,” ha aggiunto, evidenziando il clima di terrore che circonda la sua famiglia.
Le conseguenze della guerra e la situazione umanitaria
La presa di el-Fasher rappresenta un punto critico nel conflitto sudanese, poiché ora le RSF controllano tutte le capitali statali di Darfur. Questo cambiamento è giunto dopo un lungo assedio che ha visto la città resistere per 18 mesi. Secondo diverse fonti, tra cui la Sudan Doctors Network, sono stati segnalati massacri di proporzioni inimmaginabili, con stime che variano da 1.350 a 2.000 morti.
La vigilanza della comunità internazionale
Osservatori internazionali hanno descritto gli eventi in el-Fasher come un massacro senza precedenti, sottolineando la brutalità delle RSF che ha colpito la popolazione civile, in particolare in base a linee etniche. L’analisi delle immagini satellitari ha rivelato segni di omicidi di massa, inclusi gruppi di cadaveri e pozze di sangue. “Le uccisioni sono paragonabili a quelle avvenute durante il genocidio in Rwanda,” ha affermato Nathaniel Raymond, direttore del Humanitarian Research Lab della Yale School of Public Health.
La ricerca di un futuro e la lotta per la verità
Zakaria, fuggito da el-Fasher dopo aver assistito a un bombardamento mortale, si è trasferito a Kampala nel giugno scorso. Nonostante la distanza, continua a monitorare la situazione e a cercare di aiutare le persone rimaste intrappolate nel conflitto. “Lasciare la mia città è stata una delle decisioni più difficili della mia vita,” ha riflettuto, sottolineando la sua determinazione a non dimenticare la sua gente.
Attualmente, più di 100 persone che conosce rimangono disperse a el-Fasher, e Zakaria continua a cercare notizie sui social media e a contattare conoscenti per ottenere informazioni. “Il genocidio sta avvenendo adesso,” ha affermato, richiamando l’attenzione sulla necessità di un intervento internazionale. La situazione rimane critica, con oltre 260.000 civili intrappolati nella città, molti dei quali sono bambini.