Poi dopo questo periodo ancora drammatico per le calamità naturali, siamo vicino alle cittadine e cittadini, colpiti, compresi i dimenticati dagli ultimi terremoti, e alluvioni drammatiche, vicinanza assoluta Ma anche pensare a una modifica della Legge elettorale sarebbe sano. Abbiamo avuto, il «porcellum», cioè il sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza e senza preferenze, che non ha mai goduto di buona stampa, e nemmeno di successo popolare.
Abbiamo avuto deputati e senatori nominati dai Segretari di partito, insomma 7 e 8 persone hanno deciso i 1000 parlamentari italiani, quando erano tali, ora sappiamo dopo il referendum c’ è stata la diminuzione. La legge costituzionale ha previsto una drastica riduzione del numero dei parlamentari modificando gli articoli 56 e 57 della Costituzione passando da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori, più i Senatori a Vita. Dal 22 settembre 2023 (data dell’ultima variazione), sono in carica cinque senatori a vita tutti di nomina presidenziale: (Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia, nominati da Giorgio Napolitano, e Liliana Segre, nominata da Sergio Mattarella). Sul fantoccio del porcellum conviene far centro. ”Venghino venghino, signore e signori: tre palle, un soldo”. Ecco dal cilindro il Rosatellum, poi trasformato in Rosatellum 2.0 o 4.0.
Le novità della legge. Il nuovo Rosatellum (dal nome del capogruppo dei deputati pd alla Camera Ettore Rosato), depositato anche al Senato, in sostanza è un sistema su base proporzionale con un correttivo maggioritario: prevede infatti 231 collegi uninominali, che spingono a formare coalizioni, e uno sbarramento al 3% per le singole liste e al 10% per le coalizioni. La distribuzione dei seggi è per il 36% maggioritaria e per il 64% proporzionale. Nei collegi plurinominali, dove vale il proporzionale, sono previsti dei listini molto corti, dai 2 ai 4 candidati massimo. Non è ammesso il voto disgiunto. Viene fissata inoltre una quota di genere nella proporzione di 60-40%. La nuova scheda elettorale sarà unica e conterrà i nomi dei singoli candidati associati ai partiti che li sostengono, con accanto i nomi del listino della circoscrizione relativa.
Ora si può parlare di tutte le riforme costituzionali che si vuole ma fino a quando il Parlamento sarà popolato da persone nominate dai segretari di partito non potrà avere ruolo autonomo e indipendente. Dario Franceschini, si ispira a Cicerone, nonché Eugenio Scalfari, con esclamazioni tipo «O tempora, o mores!» e tuona: «Cos` altro deve succedere per capire i rischi che corre la democrazia italiana?». Come ricordavo il compianto Professore Stefano Rodotà che stigmatizzava il fatto che «Non a caso si rifiuta ogni modifica della legge elettorale, che si è rivelata un docile strumento per avere parlamentari scelti dall` alto». Mentre Gianfranco Fini confidò agli studenti del liceo romano «Giulio Cesare» che il porcellum non gli piaceva perché «la nomina dei parlamentari non mette al riparo dal rischio che in Parlamento finiscano persone poco preparate». Allora mi dico che è giunto il momento di pensare a Riformare il sistema. A uso e consumo di chi si fa prendere dalle convulsioni ogni volta che viene evocato il presidenzialismo, mettiamo le mani avanti.Anche se ora si sta votando un sistema diverso, quello dell’ elezione diretta del Presidente del Consiglio. Il sistema francese era una bandiera non solo della Destra ma anche della Sinistra. Basterà fare i nomi del socialista francese Léon Blum, presidente del Consiglio del Fronte popolare, di Piero Calamandrei, che all’Assemblea costituente si batté da par suo in tal senso assieme con i quattro gatti del Partito d’azione, del repubblicano Randolfo Pacciardi, valoroso combattente in Spagna contro Francisco Franco. Ma non c’è dubbio che il presidenzialismo è stato per decenni il cavallo di battaglia del Msi. E la cosa si spiega. Ora, oltre che nei dalemiani, questa forma di governo stava prendendo quota. Infine si era schierata anche la parte riformista dell’opposizione, che non escludeva una ipotesi del genere. Ma a patto che sia cambiata la legge elettorale. E come, di grazia? Elementare, Watson. Prevedendo per l’elezione dei parlamentari il doppio turno alla francese. Guarda caso, lo stesso sistema elettorale auspicato da D’Alema non appena la sua commissione approvò l’elezione popolare diretta del capo dello Stato.
Già, ma quali sono le alternative? Con l` uninominale secco all`inglese sono i leader di partito a nominare i deputati nei collegi sicuri, che sono la più parte. Col doppio turno alla francese c` è un mercato delle vacche che vede in prima filai capataz di partito. Con la proporzionale personalizzata alla tedesca abbiamo liste bloccate. Con la proporzionale che in età repubblicana da noi ha calcato la scena dal 1948 al 1992 c’era sì il voto di preferenza, ma le campagne elettorali costavano un occhio della testa e hanno condotto dritto dritto a Tangentopoli. Per di più i giochi i partiti li facevano non prima ma dopo le elezioni, alla faccia del popolo sovrano. Però da qualche parte bisogna rivolgersi o votiamo che le Leggi attualmente in vigore o guardiamo al sistema tedesco.
Diceva Giorgio La Pira “Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa “brutta”! No: l’impegno politico, è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera e meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.”.
Personalmente mi mancano La Pira, Dossetti, Malagodi, Einaudi, Calamandrei, Nenni, Pertini, Moro….
Oggi, e a dire il vero da qualche lustro come direbbe Ignazio Silone, vedo solo cercatori di posti molto ben remunerati, anche al Parlamento Europeo, anche se qui c’ è la “gogna” delle preferenze, e abbiamo letto e visto di tutto.