Usa, un uomo contrae il coronavirus a un party: chiede scusa e muore

Aveva scritto un post in cui metteva in guardia dal coronavirus dopo averlo contratto a un party. L'uomo è morto il giorno dopo.

È una storia incredibile quella che viene dagli Usa, dove un uomo va a un party e si ammala di coronavirus, infine muore il giorno dopo aver chiesto scusa a tutti per la sua negligenza.

È successo in California, e la vittima, Thomas Macias, aveva 51 anni.

Usa: il party, poi il coronavirus: muore

Macias era un uomo che soffriva di diabete e obesità. Per tutto lockdown aveva mantenuto sempre un comportamento diligente.

Aveva rispettato le norme di distanziamento sociale imposte, finanche limitato le uscite allo stretto necessario. Stando ai media locali, il 51enne avrebbe contratto il Covid-19 durante una festa. Quando, a inizio giugno, la California ha allentato le restrizione, Macias aveva partecipato con alcuni amici a un party. Un amico lo aveva contattato qualche giorno dopo informandolo che era risultato positivo al Covid. Sottopostosi al test, anche lui era risultato positivo.

A quel punto, l’uomo si era detto sconvolto dall’accaduto, biasimandosi in un lungo messaggio via social: “A causa della mia stupidità, ho messo a repentaglio la salute di tutta la mia famiglia. Questo non è uno scherzo” aveva scritto. Il giorno dopo, l’uomo era morto per complicanze insorte.

Covid negli Usa: la follia dei party a tema

L’avvertimento tragico della vittima arriva in un momento in cui in Alabama sono stati scoperti i Covid party.

Si tratta di una folle iniziativa che ha preso piede a Tuscaloosa, in Alabama, dove i partecipanti raccoglievano i soldi e poi cercavano di infettarsi: il primo avrebbe vinto la somma messa in palio. La conferma dell’esistenza dei Covid party è arriva anche da parte dei vigili del fuoco locali. Attualmente, i casi di Covid nello Stato dell’Alabama sono 38.422, con un aumento di 19.696 negli ultimi 14 giorni, e 947 morti.

Kay Ivey, la governatrice dello Stato, ha annunciato una proroga delle restrizioni attualmente in vigore fino al 31 luglio 2020. “Se continuiamo ad andare nella direzione sbagliata e i nostri ospedali non saranno in grado di gestire il numero di pazienti, allora ci riserviamo il diritto di fare marcia indietro e invertire la rotta” ha dichiarato.

Intanto preoccupa soprattutto l’incremento dei positivi nelle aree dei college universitari, mentre si concretizza la corsa per un farmaco che possa curare i pazienti affetti.