Coronavirus, la Cina si impegna a eliminare la vendita di pollame vivo

Le autorità cinesi si stanno impegnando a eliminare la vendita di pollame vivo, una delle probabili cause del coronavirus, dai mercati del paese.

Nel contesto del contenimento della pandemia di coronavirus e al fine di prevenire ulteriori focolai di nuove malattie, la Cina ha annunciato che si impegnerà a eliminare la macellazione la vendita di pollame vivo dai mercati alimentari del paese.

Una misura che è stata accolta con entusiasmo dagli attivisti per i diritti degli animali e che arriva proprio durante i festeggiamenti del cosiddetto festival di Yulin, in cui viene tradizionalmente consumata carne di cani che vengono venduti e macellati sul posto.

Coronavirus, la contromisure alimentari della Cina

Le autorità cinesi stanno pertanto intensificando le ispezioni all’interno dei mercati alimentari all’ingrosso, vietando contestualmente la vendita e il consumo di animali selvatici direttamente sul posto.

Una pratica assai diffusa nei cosiddetti “wet market” dove animali di diverse specie vengono tenuti in gabbie minuscole per poi venire macellati e spesso anche cucinati e consumati direttamente davanti sul bancone.

Proprio da uno di questi wet market molti scienziati ritengono sia partita la pandemia di Sars-CoV-2 che ha travolto l’intero pianeta a partire dalla fine del 2019.

Sotto i riflettori era infatti finito all’epoca l’ormai famoso mercato del pesce di Wuhan, divenuto il primo centro di superdiffusione del coronavirus e da cui provenivano i primi pazienti ricoverati negli ospedali della metropoli cinese. Anche a Pechino peraltro, la seconda ondata di coronavirus avvenuta nelle scorse settimane sarebbe legate ad un famoso mercato alimentare all’ingrosso situato nella capitale, anche se alcuni funzionari hanno puntato il dito contro una partita di salmone giunta dall’Europa.