Tensione in aumento attorno all’Etna, dove nelle ultime ore sono emersi segnali che fanno crescere la preoccupazione tra esperti e residenti. Mentre si attende di capire l’evolversi della situazione, l’Etna sembra pronto a farsi sentire di nuovo, dopo la violenta eruzione che ha sollevato una nube di cenere alta chilometri.
Etna, eruzione e crollo del cratere Sud-Est: nube oltre i 5.000 metri
Nella mattinata di oggi, lunedì 2 giugno, l’Etna è tornato a dare spettacolo con una violenta fase eruttiva, segnata dal cedimento parziale del fianco del cratere di Sud-Est. L’evento ha innescato un’intensa attività vulcanica, accompagnata da emissioni incandescenti e da un’imponente nube di cenere che ha raggiunto e superato i 5.000 metri di altitudine. Secondo quanto riportato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è stato registrato un forte incremento del tremore vulcanico, indice di un’evoluzione in corso del fenomeno.
Etna, eruzione e crollo del cratere Sud-Est: gli ultimi aggiornamenti e turisti in fuga
La sequenza eruttiva ha incluso spettacolari fontane di lava e l’attivazione di un flusso lavico che ha percorso i pendii orientali, dirigendosi verso la Valle del Bove — zona già nota per essere spesso coinvolta nelle dinamiche eruttive del vulcano.
L’episodio eruttivo è stato preceduto da un improvviso cambiamento nei parametri monitorati dall’INGV, seguito poco dopo, intorno alle 03:50, dall’avvio di una vivace attività stromboliana. Contestualmente, si è registrato un graduale incremento dell’ampiezza del tremore vulcanico, segnale evidente di un’accresciuta dinamica magmatica in profondità. Nel corso delle ore successive, l’eruzione ha proseguito con esplosioni stromboliane via via più energiche, che si sono intensificate fino a perdurare per tutta la mattinata. Attualmente, l’attività risulta quasi ininterrotta e di elevata intensità.
I flussi piroclastici sono tra i fenomeni vulcanici più pericolosi: correnti rapide di gas caldi, cenere e rocce che possono superare i 100 km/h e raggiungere i 1.000°C, distruggendo tutto al loro passaggio. A differenza delle più lente colate laviche, si sviluppano all’improvviso, spesso a causa del cedimento del cratere.