La storia della “famiglia nel bosco”, con i genitori Catherine e Nathan Trevallion, mette in luce le difficoltà di una famiglia stravolta da interventi giudiziari e dalla vita in comunità. Tra separazioni forzate, giudizi sulle loro scelte educative e sfide legate alla socializzazione e alla scuola dei figli, emerge il delicato equilibrio tra tutela dei minori e diritti dei genitori, in un contesto in cui ogni decisione ha conseguenze profonde sulla vita dei bambini.
Scuola, socializzazione e valutazioni dei servizi: un percorso ancora lungo per la famiglia nel bosco
Il Natale non ha portato sollievo: Nathan è stato con la famiglia solo fino alle 12:30 nella struttura protetta e non sembra imminente un ritorno dei cinque insieme. La coppia si è rivolta allo psichiatra Tonino Cantelmi nella speranza di un ricongiungimento, mentre il Tribunale ha nominato la psichiatra Simona Ceccoli come consulente tecnico d’ufficio, con 120 giorni per completare la valutazione delle competenze genitoriali.
Le criticità evidenziate riguardano l’abitazione, la scolarizzazione dei bambini – in particolare la maggiore che non sa leggere né scrivere – e la loro socializzazione, ostacolata dall’imbarazzo e dalla diffidenza verso gli altri bambini. Il Tribunale segnala anche l’insistenza della madre nel voler mantenere abitudini e orari differenti da quelli della comunità, sollevando dubbi sulla reale disponibilità a collaborare.
Il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, ricorda che Nathan è debilitato e può accedere alla struttura solo due volte a settimana, “ma il giorno di Natale il tempo è stato prolungato fino a due ore e mezzo”. Masciulli sottolinea: “Ora bisogna solo aspettare… l’augurio è che si arrivi al ricongiungimento, ma se ne parlerà solo dopo la perizia del Ctu”.
Famiglia nel bosco, dopo il Natale mamma Catherine svela come stanno i figli
Catherine e Nathan, madre e padre, sono descritti con le stesse parole dai media: “addolorati, distrutti”. La loro esistenza, fino a poco tempo fa immersa nella tranquillità del bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, è stata stravolta in un attimo. Ora né i genitori né i bambini riescono ad adattarsi ai nuovi ritmi imposti dalla comunità, ai giudizi altrui, alle ordinanze e alle regole obbligatorie.
Nonostante i compromessi – dalla casa donata dal ristoratore Carusi alla disponibilità a completare i cicli vaccinali e accogliere un’insegnante a domicilio – la situazione resta ferma. Secondo Catherine, anche i piccoli soffrono: nella nuova realtà comunitaria manifesterebbero “un’ansia intensa” che li renderebbe vulnerabili e inquieti.
La madre, ai giornalisti de Il Centro, racconta come cerchi di mantenere qualche routine: prepara porridge per i bambini al mattino e si assicura che stiano zitti per non disturbare gli altri, ma loro non riescono a dormire bene e si svegliano da soli, mostrando segni di stress come ferite da morsi sulla figlia maggiore.