Una complessa indagine della Squadra Mobile di Bologna ha portato all’arresto di due finti carabinieri, accusati di aver messo a segno un furto di ingente valore ai danni di una persona anziana. Le indagini, avviate dopo una denuncia, hanno svelato un modus operandi ben studiato che ha permesso ai malviventi di agire con grande freddezza e astuzia.
Finti carabinieri truffano un’anziana a Bologna: bottino da un milione di euro
Due uomini italiani, rispettivamente di 40 e 31 anni, sono stati arrestati dalla Squadra Mobile di Bologna con l’accusa di aver messo a segno un furto dal valore di circa un milione di euro ai danni di una pensionata bolognese. I sospetti, già noti alle forze dell’ordine per precedenti legati a reati contro il patrimonio, avrebbero ingannato la vittima spacciandosi per carabinieri, riuscendo così a entrare nella sua abitazione e sottrarre i beni preziosi.
L’anziana, rientrata a casa, si è trovata di fronte due uomini, uno dei quali indossava una giacca con la scritta “Carabinieri”. I due hanno raccontato che nella sua abitazione era stato commesso un furto e che i responsabili erano stati fermati. Con questa scusa hanno ottenuto il permesso di ispezionare l’intera abitazione, che si sviluppa su due piani. Durante il falso controllo, la donna ha persino aperto un caveau dove conservava tutti i suoi gioielli, che poco dopo sono spariti insieme a altri oggetti di valore. Solo successivamente, insospettita, si è resa conto della truffa e ha sporto denuncia.
Finti carabinieri truffano un’anziana a Bologna: bottino da un milione di euro, scatta l’arresto
Gli investigatori hanno avviato un’approfondita attività di indagine, analizzando immagini di videosorveglianza e rintracciando due camper sospetti parcheggiati nel territorio bolognese, utilizzati dai sospetti per gli spostamenti nel nord Italia. I veicoli, uno con targa italiana e uno francese, erano riconducibili a due famiglie sinti residenti tra le province di Vercelli e Torino.
La vittima ha riconosciuto i due uomini attraverso un confronto fotografico, permettendo così l’identificazione. Dopo giorni di ricerche, i sospetti sono stati fermati nella provincia di Rimini e perquisiti: all’interno dei mezzi sono stati trovati attrezzi da scasso, indumenti compatibili con quelli usati nel furto, denaro contante e gioielli di dubbia provenienza, oltre a una motocicletta utilizzata per raggiungere i luoghi dei colpi.
Al termine delle procedure di legge, sono stati condotti presso le carceri di Rimini e Ravenna, in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria.