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La Global Sumud Flotilla prosegue il suo viaggio verso Gaza nonostante l’ingresso in una zona ad alto rischio. Nelle ultime ore, gli attivisti hanno denunciato sorvoli di droni, avvicinamenti sospetti di imbarcazioni senza contrassegni e persino l’avvistamento di un sommergibile. La fregata Alpino della Marina italiana ha ribadito che non supererà il limite delle 150 miglia nautiche, limitandosi a fornire supporto in caso di emergenza.
Intanto, in Italia e in altre città europee si moltiplicano veglie e manifestazioni di solidarietà.
Flotilla nelle zone a rischio: avvistati israeliani
Alle 9.15 la Flotilla ha riportato il suo primo contatto diretto con la Marina israeliana: una nave militare e diversi motoscafi hanno circondato per sei minuti la barca di testa, bloccandone a distanza i sistemi di comunicazione. “Abbiamo avuto una notte insonne, abbiamo avuto una visita dall’Iof – racconta un attivista tedesco – sono venuti molto vicini alle nostre imbarcazioni e a tratti hanno paralizzato i nostri sistemi di comunicazione e poi se ne sono andati. Ora è spuntato il sole e ci dirigiamo a Gaza!”.
Flotilla nelle zone a rischio: gli israeliani preparano l’intercettazione
Nelle prime ore del mattino l’eurodeputata Benedetta Scuderi ha confermato: “Abbiamo visto l’esercito israeliano che sta arrivando e ci stiamo mettendo in posizione. Non sappiamo se e quando potremo riaprire le comunicazioni, ma siamo pronti”. Poche ore dopo, fonti militari hanno riferito alla tv pubblica Kan che la Marina israeliana, affiancata dall’unità speciale Shayetet 13, si prepara a prendere il controllo delle oltre 50 imbarcazioni. L’obiettivo sarebbe quello di rimorchiarle verso Ashdod, con la possibilità di affondarne alcune. Nel frattempo, la Global Sumud Flotilla ha aggiornato la sua posizione: “Siamo a meno di 140 miglia nautiche da Gaza. Restiamo vigili, perché stiamo entrando nella zona in cui le precedenti flottiglie furono intercettate e, in alcuni casi, attaccate violentemente”. Gli organizzatori ribadiscono la loro determinazione: “Le tattiche intimidatorie israeliane non ci fermano, la nostra missione umanitaria resta intatta e ogni miglio che percorriamo è un segnale di resistenza”.
Appelli politici e mobilitazioni in Italia
Sul piano politico, la premier Giorgia Meloni ha dichiarato: “Temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano. Anche per questo ritengo che la Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti”. Per l’ex premier Giuseppe Conte, invece, “il blocco israeliano è illegittimo, l’accesso alle acque palestinesi non può essere vietato. Ma suggerisco di non mettere a rischio l’incolumità personale di chi è a bordo”. Sindacati e associazioni italiane hanno preso posizione. La Cgil e l’Usb hanno minacciato scioperi generali in caso di attacco, mentre a Livorno i portuali hanno rifiutato di scaricare la nave israeliana Zim Virginia, denunciando il trasporto di materiale sospetto. All’Università La Sapienza gli studenti hanno marciato gridando: “Bloccheremo scuole, università e città se toccano la Flotilla”. Gli attivisti sottolineano che la vera violazione del diritto internazionale non è la loro missione, ma il blocco imposto da Israele. “Non è la Flotilla a violare il diritto internazionale, ma il blocco navale di Israele”, hanno ribadito giuristi internazionali, mentre gli stessi organizzatori replicano alle accuse israeliane, che sostengono che la Flotilla sia “vincolata a gruppi legati ad Hamas”: “È un tentativo deliberato di creare un pretesto per attaccare. Nessuno dei partecipanti ha legami con gruppi armati”, questa la risposta degli attivisti.